Sono 46 le operazioni che Anna Maria Cagnazzo ha dovuto affrontare sino ad ora per riuscire a ingurgitare. La sua vita è cambiata nell’agosto del 2017 quando durante un matrimonio nella sala ricevimenti Villa Menelao a Turi la piccola ha bevuto una sostanza alcalina, trasparente e simile all’acqua, poi risultata essere un detergente per lavastoviglie.

L’esofago è rimasto gravemente danneggiato e per questo Anna Maria per riuscire a mangiare si è dovuta sottoporre a diversi interventi. L’ultimo era previsto a fine marzo, ma a causa dell’emergenza sanitaria Anna Maria è riuscita resistere fino a ieri. Un coraggio che la contraddistingue dagli altri suoi coetanei e affronta tutto questo col sorriso che non ha mai perso.

Accompagnata dai genitori la piccola è arrivata qualche giorno fa nell’ospedale di Parma che segue le condizioni di Anna Maria sin dall’inizio. Per fortuna anche questa operazione è andata a buon fine, come sottolinea il padre. “Stiamo cercando in tutti i modi di far guarire Anna Maria e per farsi che possa tornare a vivere un vita normale come quella dei suoi amici”.

“Non è stato facile arrivare a Parma – racconta Giovanni -, visto che si tratta di una delle zone più colpite dal Coronavirus. La situazione qui è molto più pesante rispetto a quella che viviamo da noi, le persone per strada ti scansano. Abbiamo affrontato il viaggio e una volta arrivati nell’ospedale solo Anna Maria e sua madre sono potute entrare, seguendo tutte le misure di sicurezza. Sono riuscito a vedere mia figlia solo dopo l’operazione, passaando tutto il tempo seduto sulla panchina perché non potevo entrare nell’ospedale. Torneremo tra un paio di mesi per affrontare un’altra operazione”.

Sulla questione, finita nelle aule di due Tribunali, pare che nessuno voglia prendersi la responsabilità. A breve sarà depositata la perizia disposta dal Tribunale su espresso quesito formulato dall’avvocato dell’assicurazione, le Generali. In sostanza, la compagnia vuole sapere dai consulenti nominati dalla Procura se il danno di Anna Maria possa essere stato procurato dai medici che l’hanno avuta in cura all’ospedale Giovanni XXIII di Bari, ma che in realtà pare evidente l’abbiano invece salvata.

“Adesso – sottolinea Giovanni Cagnazzo – aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso. Avevamo l’udienza a marzo ma a causa del coronavirus sono state tutte sospese ed è stata così rinviata a dicembre. Speriamo che chi ha fatto del male a mia figlia la possa pagare”.