La scarsa dotazione di mascherine e altri dispositivi di sicurezza non è la sola rogna capitata in questo periodo di emergenza sanitaria agli equipaggi del 118 Barese. Siamo al paradosso, passando dai proclami che invitano a lavarsi frequentemente le mani al sapone antisettico in quarantena, il cui utilizzo è stato sospeso dalla Asl per possibile contaminazione con una comunicazione inviata ai coordinatori del 118 Barese. Comunicazione giunta quando ormai i flaconi di sapone erano mezzi vuoti.

“Abbiamo utilizzato il Dermosept fino a qualche giorno fa – spiega Francesco Papappicco – rappresentante sindacale FSI 118 -, ma pare che gli emuli di Pilato che si sono lavati le mani nel senso biblico del termine siano stati diversi”. Com’è possibile che siano stati distribuiti lotti possibilmente contaminati? Il personale sanitario del 118 prende un altro vigoroso schiaffo in faccia dalle istituzioni, le stesse che gonfiano il petto e santificano il sistema sanitario regionale.

“Eppure siamo i primi ad arrivare a case della gente – dice amareggiato Papappicco -. Soccorriamo ogni tipologia di malati e sofferenti. Tra questi spesso anche pazienti immunocompromessi per varie cause”. La serratia, “germe opportunista che può causare infezioni nei pazienti con sistema immunitario compromesso” non fa sconti.

“Chi visita questi malati, chi se ne prende cura quando ci chiamano? – domanda ironicamente il sindacalista – Per la serie: Laviamoci le mani. Sono mesi che ci vengono centellinati i presidi più elementari e adesso neanche più il sapone comune. Quello antibatterico ce lo hanno ritirato e neanche rimpiazzato con un’altra marca. Semplicemente te lo porti da casa. Non parliamo poi delle famigerate mascherine o delle tute”. Il problema delle mascherine è particolarmente diffuso, anche perché in pochi tengono a mente che il presidio andrebbe fatto indossare anche ai pazienti come cautela, quanto il personale del 118 giunge a casa di un febbricitante con tosse ed espettorato.

“Posto che i dispatch dalla Centrale agli equipaggi possono risultare limitati – spiega – perché non sempre per telefono è possibile definire le reali condizioni di un paziente, seppure dopo adeguata somministrazione del questionario secondo linee guida, proporrei l’utilizzo preventivo almeno delle mascherine FFP3 e degli occhiali; la registrazione e archiviazione del numero di ID missione con una nota recante il numero e la tipologia dei dpi utilizzati nonché e i membri degli equipaggi in turno”.

“In questo modo – sottolinea – si conserverebbe traccia per un eventuale successivo riscontro di positività per coronavirus del paziente trasportato e rifornimento-rimpiazzo degli stessi dpi. Avremmo il doppio vantaggio di poter risalire ai casi positivi e agli equipaggi che hanno operato su quei casi e alla quantità di dispositivi da richiedere e rimpiazzare”

“Sembra che la parola d’ordine – tuona Papappicco – sia: lesinare le forniture. Il 118 combatte le sue battaglie quotidiane in trincea in queste condizioni, nel silenzio generale, mentre altri si appuntano medaglie e rivendicano meriti non propri. Ognuno di noi spera di scamparla, di continuare a lavorare scansando la mala sorte. Gli appelli si sprecano: “Lavoro agile da casa”, “Evitate contatti ravvicinati e strette di mano”.

“Noi del 118 non possiamo lavorare da casa – chiude Papappicco -. Ma come si dice chi sa fa, chi non sa insegna. Chi non sa nemmeno insegnare dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge”.