Tende e container per il pretriage fuori dagli ospedali, scuole chiuse, eventi pubblici annullati e un danno economico incalcolabile. Il coronairus sta condizionando la nostra vita, ma in Puglia il vero problema potrebbe essere relativo al numero di posti letto di isolamento nei reparti di Terapia Intensiva e Rianimazione, oltre che il numero stesso dei rianimatori impiegati per fronteggiare l’emergeza. Quanti sono esattamente? Saranno sufficienti nel momento del picco dell’epidemia?

Uno fra i tanti a proporre la riflessione è l’ex primario del pronto soccorso dell’ospedale barese Di Venere. “Occorre predisporre posti di terapia intensiva in contiguità con quelli esistenti per attivarli immediatamente in caso di necessità – spiega Carlo Marzo -, integrati di personale già ora insufficiente, posti di isolamento per subacuti, di pneumologia e via dicendo. Serve uscire dalla logica del far vedere, piantando tende e container ed invece entrare nella logica di predisporre una effettiva capacità assistenziale. Per quanto attiene la indispensabile prevenzione della diffusione del contagio, sarebbe utile creare punti territoriali decentrati di triage ospedaliero a gestione della medicina generale e guardia medica, utili anche alla sensibilizzazione oltre che alla prevenzione”.

La riflessione di Carlo Marzo è a tutto campo. “Adesso che sono diventato grande e che sono in pensione, dopo 42 anni di professione medica, quasi tutta nel Servizio Sanitario Pubblico – dice Marzo -, voglio fare alcune libere considerazioni su quanto avvenuto e sta avvenendo in questo periodo. Ho lavorato in chirurgia d’urgenza e in pronto soccorso in ospedale per un gran numero di anni e negli ultimi venti ho fatto il primario di un pronto soccorso di grandi dimensioni. L’ho fatto con passione e con piacere oltre che per dovere”.

In tanti oggi sprecano messaggi di sottolineatura sull’efficienza del personale e in generale della sanità pubblica. “Da oltre vent’anni è cominciata un’opera di progressivo smantellamento del sistema assistenziale pubblico e sopratutto a carico del sistema della emergenza e urgenza, inteso come capacità complessiva di risposta universale, immediata e totale alle richieste di salute pubblica che necessitino di intervento sanitario immediato per impedire danni relativi alla sopravvivenza dei pazienti o danni d’organo irreversibili”, denuncia Marzo.

“Tale smantellamento – continua il medico – è avvenuto per fare spazio a cosiddette esigenze di bilancio ma anche e sopratutto, per come l’ho vissuto io, per insensibilità alle problematiche generali dell’emergenza-urgenza, sacrificate alle superiori esigenze di gestione politica ed economica delle risorse economiche disponibili, sia nelle reti pubbliche che delegate ed attribuite al sistema privato (o più esattamente accaparramento).
Ciò è dimostrato dai numeri che in questi giorni vengono sbandierati dalla latente, ma evidente insufficienza di sistema che questa crisi epidemica avrebbe evidenziato”.

A detta dell’ex primario, si tratterebbe tuttavia di un’evidenza ben conosciuta, “stabile e ricorrente. Nel senso che ogni anno, sebbene non con i rischi legati alla attuale congiuntura epidemica, si insegue la possibilità di assistere adeguatamente i pazienti acuti e severi con picchi stagionali assolutamente conosciuti, prevedibili e sempre mantenuti subalterni a ‘superiori’ interessi sanitari. Ciò è stato costantemente dichiarato dagli addetti al sistema e denunciato in diverse modalità ed in tutte le sedi, ad oggi inutilmente e purtroppo prevedibilmente anche per il prosieguo, appena la attuale esigenza mediatica passerà”.

Si tratta di un argomento particolarmente complesso, al quale neppure l’opposizione politica all’attuale governo regionale ha posto la necessaria attenzione. Poche e stringate proteste quando al politico di turno toccavano questo o quel presidio territoriale vicino casa, peggio ancora nel suo paese di residenza. “Senza contare l’occupazione selvaggia e sistematica dei centri di gestione della sanità, oltretutto generalmente con figure di livello modesto – spiega Marzo – ha determinato nel tempo problemi alle catene di comando della gestione sanitaria, evidenziando la già grave carenza strutturale determinata dalla cecità della programmazione regionale. La Asl Bari, ad esempio, non ha più nessun primario di chirurgia di ruolo, nessun primario di ruolo di rianimazione, un unico primario di ortopedia e così via e sono anni che non si fanno i relativi concorsi”.

“È argomento complesso, ma allo stesso tempo chiaro in questo momento e perciò adesso lo pongo all’attenzione – aggiunge il dottor Marzo -, sperando che su queste problematiche si possa aprire una discussione capace di generare prospettive di miglioramento effettivo e stabile del sistema dell’emergenza. La fiducia e la speranza non devono mai mancare nella vita, anche a chi come me ne ha parlato, talora in forma aggressiva e talora persino violenta, per oltre 40 anni. Ho pagato la frustrazione derivata dalla mia incapacità di incidere comunque su questa situazione ed anche l’occasionale violenza di espressione da essa derivata. L’ho pagata con la mia conosciuta distanza dal sistema di gestione politico della sanità e con tutte le conseguenze anche di carriera che ne sono derivate. Una cosa è certa, non ho ancora abbandonato la speranza di vedere nel futuro segni di cambiamento. Il mio impegno è l’eredità che lascio a tutti quelli che continueranno a esercitare la nobile missione che io ho avuto la fortuna e l’onore di praticare per tutti questi anni”.