Da oggi la Spagna è chiusa per Coronavirus. Nelle strade c’è l’esercito. Michele è un barese di 37 anni che ha passato la metà della sua vita in Spagna. “Siamo anche noi in ginocchio – dice – e da oggi anche i più scettici possono toccare con mano la vera emergenza. L’impressione è che inizialmente sia stato tutto preso sottogamba – racconta -. Nelle ultime 48 ore l’emergenza è finita al centro delle attenzioni generali dopo essersi concentrata soprattutto nella zona di Madrid. Le cronache che arrivavano prima dal nord, poi dai miei familiari a Bari ci hanno preparati ad affrontare questa situazione”.

Michele lavora nel bar di un hotel, chiuso dalle 10 di questa mattina. “Ieri, nell’attesa che giungesse la notizia della chiusura totale – in un venerdì dove l’incassiamo tocca i 1.500 euro in mezza giornata, ne avremo incassati al massimo 400 di euro. Preludio alla chiusura completa, con tutti i problemi che ne derivano, soprattutto di natura economica. L’azienda ci ha mandato tutti in disoccupazione pagata al 70 per cento, con la condizione di riassumerci alle stesse condizioni attuali. Il problema è che lo staff potrebbe essere reintegrato poco alla volte, in considerazione del ritmo di lavoro e della durata dell’emergenza. I dati di positivi e morti da noi hanno subito un’impennata repentina. Il nostro settore, come in Italia, sarà certamente quello tra i più colpiti. Le perdite si vedranno dalla prossima estate, perché sono iniziate le disdette per le vacanze”.

La mancanza di preparazione alle misure all’italiana hanno colto molti impreparati. “Nonostante l’invito del governo a mantenere la calma – spiega Michele -, i supermercati sono stati presi d’assalto e molti sono stati letteralmente svuotati. Come da voi è tutto chiuso, ad eccezione dei servizi essenziali o negozi che vendono beni di prima necessità. Abbiamo potuto osservare come mutava il coronavirus in Italia e questo ci ha consentito di non fare commenti stupidi, come invece ne ho sentiti tanti. Do un consiglio a voi per ripeterlo a me stesso e alla mia famiglia: restate a casa, in caso contrario diventerà tutto più complicato”.

Non è un invito di circostanza quello di Michele. “Ho letto di circoli ricreativi aperti, supermercati affolati, passeggiate sul lungomare, assembramenti per fare sport o un bagno in mare – chiude l’emigrato -. Ma siamo impazziti? Anche da noi c’è chi pensa di essere invincibile. La differenza vera sta nei controlli, in Spagna non si sfugge”.