“Con la presente è a denunciare la disparità di trattamento posto in essere per il personale di questo Istituto poiché ci risulta che alcuni medici hanno potuto ricevere l’esame del tampone mentre al personale infermieristico e di supporto, tra i quali vi è anche chi ha delicate situazioni familiari, questo “privilegio” non è stato elargito e sicuramente non per responsabilità di codesta Amministrazione ma degli organi regionali”. A scrivere a Domenico Losacco, segretario aziendale Fiasl Oncologico, che ha indirizzato una dura nota al Risk Management e alla Direzione Strategica del Giovanni Paolo II di Bari, nonché al presidente della Regione Puglia e assessore alla Salute, Michele Emiliano.

Dopo la quarantena del personale infermieristico e medico della Struttura Semplice Dipartimentale di Endoscopia – scrive Losacco – risulta alla Scrivente che è stata disposta la chiusura della Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale per le operazioni di sanificazione ed il personale infermieristico è stato collocato in quarantena senza aver potuto effettuare il tampone. Oltre al personale delle suddette unità operative, risultano essere stati collocati in quarantena anche alcuni operatori di Cardiologia ed alcuni ausiliari afferenti alle ditte esterne”.

“Questa segreteria aziendale sta seriamente valutando l’opportunità di depositare un apposito esposto alle autorità competenti nei confronti della Regione Puglia – annuncia  si chiede di conoscere quali sono stati i criteri utilizzati per individuare il personale da sottoporre a tampone e quale certificazione ha una simile scelta atteso che vi sono altri infermieri, tecnici e medici, come ad esempio della U.O. TIPO – Sala Operatoria e Radiologia, che hanno avuto contatti di vario tipo in questi ultimi giorni con chi è stato appurato essere positivo al CoVid-19″.

“A tutela del personale infermieristico di Senologia – aggiunge – con la presente è a chiedere una formale certificazione in merito alla negatività al virus CoVid-19 dei pazienti attualmente ospitati in degenza e provenienti dalla UOC Chirurgia Generale: i colleghi non si sottraggono assolutamente ai loro doveri ma pretendono rassicurazioni per poter lavorare in sicurezza. Si chiede altresì di conoscere se vi sono ulteriori dipendenti dell’Oncologico di Bari in quarantena volontaria o fiduciaria atteso l’innalzamento delle possibilità di contagio degli ultimi giorni”.

“La FIALS ritiene necessario l’applicazione di misure drastiche come la chiusura dell’Istituto per almeno 10 giorni – sottolinea – al fine di consentire una tracciabilità dei casi sospetti o nell’immediato una seria verifica sulle prestazioni differibili e con la presente è proporre formale opposizione alla deliberazione sospensione immediata della deliberazione n. 0342 del 18.03.2020 della ASL BA in merito al protocollo di intesa per la gestione dei pazienti oncologici e che prevede a breve l’ingesso di personale esterno che dovrà utilizzare le nostre operatorie: per la Scrivente, allo stato attuale, il suddetto protocollo di intesa si configurerebbe come una seria minaccia alla tutela della salute di tutti i dipendenti e questo la Regione Puglia lo deve sapere.

“Si denunciano altresì le critiche condizioni lavorative di tutto il personale afferente alle ditte esterne letteralmente sprovvisto di DPI. Si conferma lo stato di agitazione proclamato dalla segreteria aziendale FIALS Oncologico di Bari e comunicato a S.E. il Prefetto di Bari – conclude Losacco – preannunciando che non risparmieremo le nostre forze per la salvaguardia dei nostri associati e non, precisando che pur nel rispetto dei ruoli, se vi sarà da collaborare con questa Amministrazione per il bene comune, come sempre non faremo mancare il nostro supporto”.