“Capisco che la diretta Facebook possa aver indignato chi in questi giorni sta chiuso in casa per rispetto dell’intero Paese ed evitare di pesare oltremodo sul sistema sanitario nazionale  regionale, ma tenevo a precisare che le persone coinvolte in quel falsh mob non escono da giorni dalle proprie abitazioni”.

Marco parla a nome delle famiglie del quartiere Libertà che il 15 marzo scorso hanno dato vita all’affollato flash mob in cui si cantavano brani neomelodici e si ballavano lenti senza rispettare il metro di distanza.

“Io per lavoro sono costretto a uscire – racconta Marco – e per questo con le dovute precauzioni mi faccio carico di provvedere ai beni di prima necessità per tutte le famiglie. E comunque cerco di uscire il meno possibile, quindi l’appello che anche io rivolgo a tutti, soprattutto a quanti pare non abbiano capito quanto sia seria la situazione, di restare a casa. Pensate a chi amate, ai più deboli che potrebbero essere contagiati, al fatto che potreste non rivederli mai più”.

Ma era necessaria la diretta? “Abbiamo scelto di farla – conclude Marco – per stare in contatto con gli altri familiari che ormai non vediamo. La tecnologia ci viene incontro e quindi abbiamo approfittato per salutare e far vedere che stiamo bene”.