Quando ci sono state inviate le foto e il video pensavamo a uno scherzo, a immagini giunte da chissà quale ospedale di periferia e invece sono gli spogliatoi della struttura del Policlinico che sta gestendo l’emergenza coronavirus. Nel pieno della pandemia, mentre si accorpano reparti, si recluta personale, si allestiscono tende fuori dai pronto soccorso, si mettono in piedi interi ospedali con terapie intensive e si obbliga la gente a stare reclusa in casa per limitare il contagio, infermieri, ausiliari e operatori socio sanitari si vestono e svestono in questi indecorosi spogliatoi.

Per la prima volta, nel bel mezzo di questa guerra, alcuni dei soldati in prima linea trovano il coraggio di mostrare le condizioni in cui sono costretti a operare. In questo piccolo esercito con le armi senza munizioni, ci sono alcuni infermieri della nuova UTIR COVID19. “Si fa presto a dire che tutto funziona e che al Policlinico è tutto pronto – dicono sconsolati, ma determinati a mettersi al servizio dei pazienti in questo momento drammatico alcuni di loro -. Siamo stati mandati in UTIR e costretti ogni giorno a un deprimente demansionamento”.

Nei primi giorni sembrava una cosa normale, dettata dalla novità del momento. “Volevamo risollevare i pazienti, ritrovatisi all’improvviso in terapia intensiva. Siamo stati disponibili a ritirare il cibo da un ascensore diverso ogni giorno, abbiamo dispensato, aiutato a mangiare e sparecchiato colazione, pranzo e cena. Continuiamo a farlo perché le dispensatrici della Ladisa non si possono bardare ed entrare nella zona rossa”.

Non solo. “Badiamo all’igiene continua dei pazienti durante il turno. Le scariche, tanto perché tutti lo sappiano, sono un effetto collaterale del virus e degli antivirali”. Fin qui il dispiacere di fare tutt’altro che l’infermiere, ma in una situazione del genere può anche starci. “Siamo in guerra, va bene, ci adeguiamo – incalzano gli infermieri -, ma il fatto assurdo è la mancanza di spogliatoi adeguati, il rispetto delle norme sono un optional. Nei locali al piano meno 1 di Asclepios, dove ci cambiamo ammassati insieme agli ausiliari e agli operatori socio sanitari, uomini e donne, abbiamo persino il timore di entrare. Siamo costretti a fare un turno intero di 7-8 ore senza poter fare una pipì o bere un goccio d’acqua, senza tener conto che la mascherina ffp3 andrebbe tenuta massimo 6 ore pena l’efficacia del filtro. Mancano i dispositivi di protezione di ricambio. Vorremmo metterci la faccia, ma capirete le nostre paure, in compenso continuiamo a dare il massimo affinché i pazienti, almeno loro, possano non avvertire i nostri disagi”.

Secondo quanto siamo riusciti ad apprendere, il direttore generale del Policlinico, Giovanni Migliore, avrebbe effettuato un sopralluogo negli spogliatoi. Speriamo voglia accogliere le doglianze degli infermieri e di tutto il personale.