Quando entriamo nella bottega, in via Pola, ad Adelfia, siamo accolti da un caloroso “buongiorno”, lo stesso riservato ai clienti. Dopo 35 anni Franco e Pia – che tutti hanno sempre pronunciato come fossero una sola persona e una sola parola – sono arrivati al capolinea. “Da tre o quattro anni sto pensando di lasciare – dice Franco, 70 anni – ma finora non avevo ancora trovato le persone giuste”.

La coppia su cui è caduta la scelta è nata e cresciuta a due passi dal negozio. “Ho visto Roberto e Marika nei pancioni delle loro mamme”, dice Franco commosso. “Sono due giovani volenterosi e quindi mi sono deciso a lasciare. Li sto affiancando per insegnargli a comportarsi e i trucchi del mestiere”.

Tra una domanda e l’altra, Pia accoglie massaie e pensionati che continuano ad arrivare alla spicciolata e pure un paio di fornitori. “Per noi i clienti non sono mai stati un numero – dice la ormai ex commerciante -. Le persone sono importanti e vanno trattate con rispetto, anche perché è grazie a loro che abbiamo potuto vivere una vita serena”.

Pia racconta il suo lavoro mentre accende la storica radio che tiene compagnia durante le giornate nella bottega, una seconda casa da cui dovranno staccarsi. Il tempo sembra essersi fermato. I prezzi sono scritti a penna. La gente telefona per ricevere la spesa a casa, o va al negozio in pantofole e addirittura in pigiama, anche solo per comprare un po’ di pane, il pacco di pasta, cento grammi di prosciutto cotto per il toast.

E se hai dimenticato il portafogli non importa. Il “pagherò” viene annotato su un’agendina e si passa a saldare appena possibile. “Voglio ringraziare tutti quelli che ci sono stati accanto – aggiunge Franco – intere generazioni sono venuti da noi a fare la spesa, a dire chiacchiere e qualche volta persino a confessarsi”. Il nuovo registratore di cassa e il minimo ammodernamento toccherà ai nuovi commercianti. Nessuna esperienza nel settore, ma nonostante i 28 e 29 anni, le idee chiare su cosa non deve assolutamente cambiare.

“Franco e Pia hanno creato intorno a loro una piccola comunità, una famiglia allargata – dice Roberto – e quindi ci piacerebbe continuare su questa strada”. Tradotto, vuol dire onestà, disponibilità, cortesia, qualcosa che va al di là dell’essere considerato un numerino dietro il bancone della salumeria”.

I clienti tirano un sospiro di sollievo. “Non ci fosse stato nessuno a rilevare l’attività allora sì, che sarebbe stato un dramma per noi”, spiega una signora. La bottega, per ciò che ha rappresentato, è riuscita a superare crisi, concorrenza globale e anche l’irruzione dei rapinatori. “Oggi siamo più sereni – conclude Franco – sappiamo di cedere l’attività in buone mani, con l’accresciuta consapevolezza di quanto il lavoro significhi dignità”.