Orari fasulli, corse saltate a discrezione del personale conducente, bus stracolmi fino a star male, guasti meccanici, genitori costretti a sostituirsi al mezzo pubblico oppure obbligati ad accompagnare i propri figli in prossimità di fermate distanti da casa più di quanto non lo sia la scuola. Un tram chiamato desiderio. Sì, quello di viaggiare in condizioni degne o entrare puntuali a scuola.

Per i pendolari baresi si chiude oggi la prima settimana di scuola tra le più disastrose di sempre. Proteste e fotografie incommentabili hanno riempito pagine social e alimentato accesi dibattiti, ma la storia di alcuni pendolari diretti da Palo del Colle al Liceo “Amaldi” di Bitetto ha davvero dell’incredibile. A raccontarci quanto successo a sua figlia e ai suoi compagni di sventura è Francesco Papappicco, medico del 118, appassionato di filosofia, sindacalista indipendente, anarchico, premio Livatino -Saetta-Costa nel 2016.

Rossella, questo il nome della ragazza, iscritta al primo anno di Scienze Umane, ha dovuto provare sulla sua pelle l’inefficienza del sistema dei trasporti. Cinque chilometri tra Palo e Bitetto a bordo del pullman delle Ferrovie Appulo Lucane, per andare e tornare da scuola, possono trasformarsi in un’autentica odissea, manco fossimo ai tempi dei viaggi della speranza sulla borbonica Napoli-Portici.

“A narrarne le peripezie  – denuncia Papappicco -non sembrano affatto lontani quei primi decenni di due secoli fa, quando il Regno delle due Sicilie inaugurava l’era dei moderni trasporti”. Per non parlare della sicurezza. “A Bitetto, alla fermata sulla provinciale – denuncia il papà – non c’è mai una pattuglia della Polizia Municipale. Centinaia di studenti rischiano di essere investiti come birilli dalle auto che sfrecciano a tutta velocità. Eppure Sindaco e Assessore, con relativi caudatari al seguito, hanno voluto presenziare alla cerimonia inaugurale del nuovo anno scolastico del rinomato plesso liceale”.

Il genitore è risoluto nella sua protesta. “Quel che è peggio emerge inoltre dal pressapochismo e menefreghismo becero di certi autisti – tuona – che con strafottenza ingannano una ragazza, dicendole che a breve sarebbe passato un altro bus, lasciandola a terra su una strada provinciale. Mia figlia e altre ragazze sono rimaste sole per ad aspettare un pullman che non sarebbe mai arrivato. Siamo andati a riprenderla con l’auto”. Eppure il “passaggio” a scuola dovrebbe essere un diritto dopo aver pagato l’abbonamento. Il problema è che di abbonamenti se ne fanno troppi rispetto ai mezzi che si è capaci di impiegare per il trasporto degli studenti.

“Responsabilizzi il minore, raccomandando attenzione, fiducia e apertura alla società cosiddetta civile, utilizzi i mezzi pubblici per inquinare meno e cerchi di essere virtuoso, di dare il tuo contributo – incalza Papappicco -. Poveri illusi! La morale del gregge avrà sempre la meglio avrebbe detto il buon Nietzsche”. L’ultima fregatura è arrivata giovedì scorso. “Accompagniamo in auto nostra figlia fino alla 167 per trovare un posticino nell’autobus, ma il mezzo non parte perché le porte automatiche sono bloccate – racconta il papà su tutte le furie -. Nessun mezzo sostitutivo. Se vuoi aspetti che lo aggiustino. Morale della favola torni a prendere la ragazza, ti carichi in auto altre due tre compagne di classe e le accompagni a Bitetto per poi andarle a riprendere a fine lezioni. La quantità mezzi e corse non è sufficiente. Le Ferrovie Appulo Lucane percepiscono probabilmente anche sovvenzionamenti regionali per un servizio pubblico di bus e treni sempre più odiato dai pendolari”.

L’amara sorpresa di quest’ultima disgrazia avventura, però, è arrivata all’ingresso a scuola, avvenuto ovviamente in ritardo. Il prof della prima ora ha ammonito tutti. Da ottobre pr simili ritardi – è stato detto – si prende una nota. A dirla come la nonna Teresa: cornuti e mazziati. “Mi viene sempre in mente l’opera Justine o le disavventure della virtù, quando il Marchese de Sade criticando aspramente il rigorismo morale del professor Kant si faceva beffe degli onesti e dei virtuosi”, chiude Papappicco.