“I numeri non fanno altro che certificare quanto la UIL Scuola e le altre organizzazioni sindacali, con semplice buonsenso, denunciano da tempo: il divario tra Nord e Sud, in ambito scolastico, sta diventando una voragine incolmabile, le cui conseguenze saranno nefaste sulle già risicate speranze di crescita e di sviluppo del territorio”. Gianni Verga, segretario generale della Uil Scuola Puglia, commenta i dati pubblicati da Invalsi, secondo i quali anche la Puglia, con una quota vicina al 50%, non si sottrae alla impreparazione generale rilevata nel Mezzogiorno d’Italia.

“Pur rimanendo estremamente critici nei confronti dei test standardizzati – continua Verga – poco credibili quali modelli econometrici per misurare sistemi complessi come la scuola, resta il fatto che la forbice tra le realtà scolastiche settentrionali e quelle meridionali, tra cui la Puglia non fa eccezione, è sotto gli occhi di tutti. Eppure, stando all’atteggiamento delle istituzioni locali e nazionali, sembra che il problema non esista”.

“Da mesi chiediamo alla Regione Puglia di incrementare la capacità di investimento – aggiunge – per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, anche tramite misure per il tempo pieno, ma al momento ogni nostra richiesta è finita nel cassetto, anzi si sposta l’attenzione sul dimensionamento della rete scolastica come se fosse il vero problema della scuola pugliese. Così come continua senza sosta il maltrattamento della Puglia al momento di definire la dotazione organica, in particolare dei docenti di sostegno, e della dotazione ATA. Il personale attuale è assolutamente insufficiente e non si può contare in eterno sul senso del dovere di tanti lavoratori del settore”.

“Come se non bastasse – sottolinea – ci si mette la famigerata autonomia differenziata, rispetto alla quale non intercettiamo ancora la vera posizione di questa regione, che avrà l’unica conseguenza di acuire le già grandi differenze. Una riforma senza senso, una riforma a senso unico e con criteri assurdi, che premierà esclusivamente le regioni più ricche, nonostante, paradossalmente, al Sud c’è la maggiore concentrazione di studenti. È evidente, come sottolinea il segretario nazionale della Uil Scuola, Pino Turi, che le criticità principali che sottendono i dati dei test Invalsi è di natura socio economica”.

“Dove c’è deprivazione economica e sociale ci sono esiti negativi, dovuti a elementi strutturali, e lì esiste quindi il bisogno impellente e improrogabile di investire, non punire. Viceversa in situazioni più solide, si hanno risultati migliori. Le scelte da fare vanno nella direzione di recuperare gli investimenti in infrastrutture, materiali e immateriali, come la scuola. La scelta di dirottare le risorse al Nord – conclude Verga – viene da una lettura sbagliata e il Paese rischia di pagarne a lungo lo scotto, perdendone in competitività nei confronti del Nord e del resto d’Europa, venendo così tagliato fuori da ogni processo di sviluppo economico”.