Il maggiore Domenico Fusano, ufficiale della Polizia Locale di Bari, gioisce per la sospensione di due mesi inflitta al direttore Antonio Loconte dall’Ordine dei Giornalisti. Le sue felicitazioni, sottolineate dall’applauso di numerosi presenti, sono state rese pubbliche ieri sera nella sala consiliare del Comune di Adelfia, paese dei due campanili e delle due facce di cui è originario.

Probabilmente, il maggiore Fusano è convinto che il Quotidiano Italiano, forse per mancanza di argomenti, abbia finito di bersagliare la Polizia Locale di Bari e abbia iniziato a infastidire quella di Adelfia. Il riferimento è allo speronamento in cui sono rimasti coinvolti due marescialli in divisa a bordo delle auto di servizio. Fusano, con addosso la divisa, dunque in veste di pubblico ufficiale e non da privato cittadino, si è lasciato andare a commenti di condanna, facendo credere, secondo quanto riferiscono i testimoni presenti, che la sospensione del direttore fosse legata al suo lavoro specifico e di tutto il giornale. Lavoro di approfondimento nato con l’unico scopo di fare chiarezza sul vergognoso episodio accaduto il primo maggio scorso, indipendentemente da quali possano essere le responsabilità.

La cosa peggiore della performance del maggiore Fusano, accompagnato da una collega anche lei in divisa, è il fatto che si sia consumata davanti agli studenti delle quinte classi di scuola elementare, nell’ambito della premiazione di un concorso in materia di sicurezza stradale che Fusano contribuisce ad organizzare ormai da 28 anni, dando così ai bambini intervenuti quello che a nostro giudizio è un pessimo esempio. Per fortuna il tema non era la solita inflazionata “legalità”. L’imbarazzo per l’intero Corpo e per i superiori del graduato, a cui chiediamo ufficialmente spiegazioni in merito, sarebbe stato persino peggiore.

Peccato che il rappresentante della Polizia Locale barese abbia deciso di prendere la sua sacrosanta e legittima posizione, che non condividiamo seppur rispettiamo, in assenza del diretto interessato o di qualunque altro collega del nostro giornale. L’ufficiale Fusano, forse, è convinto che un maresciallo della Polizia Locale possa andare a scontrarsi con l’auto di servizio su quella di un suo collega, anche se ci riesce difficile credere che tale situazione sia riportata sui manuali di procedura in dotazione agli agenti. La colpa, dunque, al netto dei retroscena che in molti conoscono e forse emergeranno ufficialmente nei prossimi mesi, è di Loconte e del Quotidiano Italiano, seppure non siano stati i soli a parlare dell’accaduto.

In maniera più civile e matura ci piacerebbe un confronto pubblico con il maggiore Fusano, in modo da spiegargli, essendo uno dei pochi a non averlo ancora capito, che non abbiamo niente di personale né con lui né con il Corpo della Polizia Locale, di qualunque Comune, come dimostrano le decine di articoli scritti sia quando c’era qualcosa di positivo da evidenziare, sia in caso secondo noi contrario. Il nostro difetto principale è quello di mal sopportare abusi e soprusi, a volte perpetrati da suoi colleghi, peggio ancora se in divisa.

Se altri agenti e graduati della Municipale lodano il nostro lavoro e le battaglie per il riconoscimento dell’indennità di rischio, anche a lui e tanto per fare un esempio, ci sarà pure una ragione. Fusano e chiunque altro possono stare tranquilli: le insensate parole di condanna, e gli applausi che queste possono generare, non fermeranno il nostro lavoro sul comportamento disdicevole (fortunatamente limitato) di chi disonora la divisa, anche solo parcheggiando l’auto di servizio in minchia parking senza essere in emergenza.

Al contrario, siamo sempre al fianco di chi con onore e dedizione, spesso senza il necessario riconoscimento, lavora ogni giorno per assicurare sicurezza e ordine nelle nostre città. Prendiamo atto che il presidente dell’associazione VeloClub di Adelfia, Giovanni Lafirenza, si dica dispiaciuto per quanto successo e si dica sconcertato. Il maggiore Fusano, interpellato telefonicamente, invece, dice di non conoscere personalmente e di non voler neppure conoscere il direttore Loconte, salvo poi esprimere in pubblico pesanti giudizi sul suo conto.