L’unica certezza è che al momento non ci sono certezze. Ad Adelfia è esplosa la psicosi scabbia, dopo che sui gruppi whatsapp dei genitori ha preso a circolare insistentemente la voce che uno degli alunni iscritti alla scuola primaria del rione Montrone ha contratto la malattia, voce avvalorata da fonti istituzionali del Comune alle porte di Bari.

Non c’è una diagnosi, non una segnalazione all’Ufficio Igiene della Asl, di conseguenza non è stata attivata nessuna procedura, non ancora almeno. Di mancanza di certezze parla anche il sindaco di Adelfia Giuseppe Cosola, in un post su Facebook. Nel post, tuttavia, non c’è neppure una smentita sulla “vicenda scabbia”.

Questo, però, non significa assolutamente che sia tutto tranquillo, anzi: “A scuola stamattina sono venuti pochissimi bambini – ci ha detto il dirigente Nicola Errico – io stesso sono arrivato alle 7.30 per fronteggiare i genitori. Gli ho fatto vedere le norme ministeriali per i casi di scabbia, che non prevedono la chiusura della scuola né la sanificazione degli ambienti, dal momento che il contagio avviene solo per contatto diretto, non indiretto o per via aerea”.

“La mamma della piccola creatura – ha aggiunto – è arrabbiatissima, vuole denunciare chiunque ha parlato di scabbia, a partire dai social. Qualcuno ha addirittura detto che i casi sono due, ma non c’è ancora la diagnosi, tanto che la stessa mamma andrà stamattina al Policlinico per una visita specialistica dal dermatologo”.

Quanto al fatto che possa aver suggerito agli insegnanti di riferire ai genitori di non mandare i bambini a scuola per scopi precauzionali, la sua risposta è netta: “Non avrei potuto, perché era domenica sera e perché ancora non c’è una diagnosi”.

“Nel pomeriggio provvederemo a far sanificare gli ambienti – ci ha detto il sindaco di Adelfia, Giuseppe Cosola – ci vorranno circa sei ore, non è una cosa particolarmente complessa. In ogni caso, siamo ancora tutti in attesa di comunicazioni ufficiali”.

Il discrimine di tutta questa storia, evidentemente è proprio questo. Stante l’incertezza della situazione, per evitare che dilagasse la psicosi, come poi è successo, le istituzioni coinvolte avrebbero dovuto porre un punto fermo, anche semplicemente dicendo che la diagnosi non è ancora stata fatta e che, fosse anche stata accertata, con le opportune e semplici cure, tutto tornerà alla normalità. Al contrario, nei famigerati gruppi whatsapp di genitori, personale scolastico ha inequivocabilmente parlato di scabbia, con la conseguenza di aver ulteriormente alimentato la psicosi.