Le chat di whatsapp sono impazzite. Messaggi assolutamente seri si alternano ad assurde idiozie nei gruppi affollati dalle mamme. A scatenare la psicosi sono due casi di scabbia nella scuola primaria del rione Montrone, ad Adelfia. Per il momento non ci sono comunicazioni ufficiali né del dirigente scolastico né dell’amministrazione comunale, in contatto con le autorità sanitarie locali per capire cosa è previsto dai protocolli ministeriali.

Allo stato attuale non è ancora chiaro se domani i bambini debbano andare o meno a scuola, ma a leggere i messaggi delle chat pare che i genitori siano intenzionati a tenere a casa i bimbi.

Il responsabile della scabbia è un acaro grande poco più di mezzo millimetro, che si è adattato a vivere nella nostra pelle. Difficile vedere a occhio nudo le vescicole scavate sottopelle dalla femmina per deporre le uova. I sintomi arrivano dopo un paio di settimane: un grande prurito, soprattutto notturno e la comparsa di alcune papule eritemetose che possono diffondersi in ogni parte del corpo, non sul viso negli adulti.

Il contagio avviene in genere per contatto diretto e prolungato, pelle contro pelle, ma l’acaro della scabbia si annida tra lenzuola, cuscini e vestiti. Per questo motivo i luoghi in cui è più facile la trasmissione della malattia sono quelli affollati e ad alta promiscuità, ma anche la casa, le scuole e le residenze per anziani.

Per debellare il fastidioso parassita bastano pomate e trattamenti topici. Il rimedio più comune è la permetrina in crema al 5%, che va spalmata sulla pelle asciutta e poi rimossa (dopo 8-12 ore) con un bagno o una doccia.

I familiari e le persone che sono state a stretto contatto con il malato devono essere sottoposte contemporaneamente allo stesso trattamento anche se non presentano sintomi, mentre i soggetti a basso rischio, come i compagni di classe, andrebbero soltanto visitati e tenuti sotto sorveglianza.