Vittorio Sgarbi ha diffamato l’ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, in una trasmissione televisiva. La decisione è arrivata dalla Corte di Cassazione che ha confermato, rendendola definitiva, la sentenza della Corte d’Appello di Bari che aveva condannato Vittorio Sgarbi a risarcire l’ex presidente.

La suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato da Sgarbi, riconoscendo i toni e i contenuti diffamatori usati durante il programma ‘Ora ci tocca anche Sgarbi’, andato in onda su Rai 1 il 18 maggio 2011, nel quale era stata associata la politica ‘green’ della Regione Puglia ad episodi di illegalità.

Nella trasmissione, il giornalista Carlo Vulpio (il processo per diffamazione nei suoi confronti è ancora in corso dinanzi al Tribunale di Bari) trattò il tema delle energie rinnovabili facendo riferimento a presunti interessi mafiosi. Sgarbi, ospite del programma, solo pochi giorni prima aveva parlato di una “Puglia massacrata da una forma di criminalità istituzionale che l’ha sfigurata con pale eoliche”, e durante la trasmissione aveva annuito alle dichiarazioni rese da Vulpio su un presunto ruolo della Regione Puglia nella gestione del business dell’eolico.

In primo grado, nel novembre 2015, Sgarbi fu assolto al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato “perché il fatto non sussiste”. La sentenza di assoluzione dal reato di diffamazione aggravata fu impugnata dalla sola parte civile, l’avvocato Vincenzo Muscatiello per Nichi Vendola. I giudici, quindi, in Appello e ora in Cassazione, non si sono pronunciati sulla responsabilità penale ma soltanto sulla sussistenza di un danno, che è stato riconosciuto e dovrà essere quantificato in sede civile.