“Lo sai com’è il quartiere Libertà, non ti devi intromettere. Io non conoscono nemmeno quelli del mio palazzo”. Il riferimento, niente affatto velato, è all’ambiente difficile, diciamo così, meglio farsi gli affari propri per evitare la cappotta di mazzate. E pensare che si parlava solo di cacca, nel senso letterale del del termine.

Il simpatico interlocutore, incontrato in via Martiri d’Otranto, a due passi dal cantiere di piazza del Redentore, porta al guinzaglio la sua Shakira, o meglio Sciàchir, come la chiama lui, munito di regolare bustina per raccogliere gli eventuali escrementi lasciati dalla amica fidata, e quando proviamo a chiedere per quale motivo, secondo lui, in via Nicolai è pieno di ricordini, la risposta è tanto semplice quanto disarmante: “Perché lì non fanno i controlli”.

A quanto pare, dunque, anche chiedere che siano rispettate le semplici regole del buon vivere civile, può essere pericoloso. “Non dico niente a nessuno, una volta che ho provato a dire di raccoglierla, ho rischiato di prenderle”.