Seduta al letto, con le gambe a penzoloni e la schiana poggiata a novanta gradi su un cuscino a sua volta posto sulle gambe di una sedia sistemata contro la spalliera. La figlia di una donna di 94 anni, ricoverata nel reparto di Ortopedia per la rottura del femore all’ospedale San Paolo di Bari, ha diffuso la foto su Facebook scatenando le ire di migliaia di utenti.

Il direttore generale della Asl di Bari, Antonio Sanguedolce, ha avviato un’indagine interna per chiedere spiegazione rispetto a quanto successo. Un paio di informazioni siamo riuciti ad ottenerle sentendo alcuni ortopedici e specialisti del settore, anche della stessa Asl, attraverso un banale giro di telefonate. Seppure si tratti di una tecnica arcaica, come dice qualcuno e riferito anche dallo stesso direttore generale, è una prassi impiegata in numerose strutture sanitarie.

Al contrario di quanto si possa pensare, si tratterebbe di un gesto di estrema premura del personale nei confronti della paziente, probabilmente non adeguatamente comunicato ai familiari dell’anziana. Fosse stata fatta accomodare sul letto con la spalliera reclinata, la paziente sarebbe potuta scivolare in avanti. Allo stesso modo in quella posizione la donna avrebbe rischiato di cadere a destra o sinistra.

Così posta, invece, e solo per qualche minuto, la 94enne è rimasta immobile, con la schiana dritta e le gambe penzoloni per evitare un possibile trombo. Fosse stata fatta accomodare su una sedia, avrebbe toccato per terra coi piedi, impedendo il libero movimento degli arti inferiori. È come quando durante lunghi viaggi in auto o su qualunque altro mezzo di trasporto viene consigliato di sgranchirsi le gambe, camminando per brevi tratti. Operazione impossibile nel caso specifico.

L’operazione, sempre secondo quanto ci viene riferito da medici di altri ospedali della Asl di Bari, si farebbe più volte e sempre per pochi minuti proprio per agevolare la ripresa dei pazienti, anche per prevenire l’insorgenza delle piaghe da decubito.

In altri nosocomi sotto il cuscino si metterebbero pezzi di plastica o polistirolo per assicurare la giusta postura. In questo caso la malasanità non c’entra nulla, si tratta piuttosto di una pratica medica consolidata, che con altri presidi – ammesso che esistano – non garantirebbe la stessa efficacia.