Come promesso, torniamo a spulciare tra le pagine del verbale d’incontro per la procedura di raffreddamento tra sindacati e Amtab, che definire a pezzi, con tutto quello che è venuto fuori negli ultimi 5 anni, significa farle un complimento.

Un capitolo a parte, avevamo detto, merita il magazzino, perché nel corso delle verifiche di fine anno, in azienda hanno “riscontrato oltre 500mila euro di ricambi obsoleti, contabilmente già eliminati negli anni scorsi ma ancora fisicamente presenti”. Sì, avete letto bene: la municipalizzata del trasporto pubblico locale ha speso negli anni 500mila euro, di soldi nostri, in materiale che poi ha abbandonato in magazzino fino a farlo diventare talmente vecchio da essere ormai superato, inutilizzabile, e quindi ora da smaltire, gettare, riciclare, fate voi. Se a qualcuno serve della roba, vada pure a vedere, tanto avete pagato anche voi, in un certo senso vi appartiene.

Ma andiamo avanti, perché dalle stesse verifiche sono spuntati “300mila euro di materiale che necessita di rettifiche sulla quantità. È stata rilevata una mancata corrispondenza tra la giacenza fisica (normalmente inferiore) e i valori risultanti dal software gestionale (mediamente superiore), si tratta in pratica di materiale impiegato ma non scaricato dal magazzino”. Materiale che si spera non sia finito nel nulla, ma impiegato sui mezzi disastrati.

“Questo fenomeno – si legge ancora – ha alterato il valore del magazzino e soprattutto il valore del sottoscorta necessario per il riordino del materiale. A questo proposito stiamo lavorando già da oltre un mese, provvedendo a sistemare questa situazione attraverso la segregazione del materiale obsoleto cui seguirà l’alienazione/rottamazione e l’attribuzione del materiale non scaricato sulle relative commesse; stiamo anche potenziando con forze aggiuntive e più adeguate e con la sorveglianza diretta del coordinatore di ufficio logisticamente collocato nel magazzino”.

Questo marasma all’interno del magazzino ha generato situazioni a cascata, tanto che in Amtab stanno “rivedendo le allocazioni del materiale nel magazzino rendendo l’accessibilità e la riconoscibilità degli item immediata per evitare il ripetersi delle situazioni ambigue (“materiale non trovato”) determinatesi nel passato, riposizionando sia il materiale presente all’interno del magazzino, sia quello di grosse dimensioni presente nel corridoio della falegnameria”. Praticamente, qualche povero addetto è andato a cercare un pezzo necessario per rimettere in marcia uno dei rottami arancioni ed è tornato a mani vuote. Non trovato, si badi bene, non significa però che in magazzino non c’è. Si tengano sempre a mente i 500mila euro di materiale obsoleto.

Per mettere una pezza a questo casino coi pezzi di ricambio è stata aggiudicata “una gara da 400mila euro più alcune procedure negoziate o affidamenti diretti (ove possibile) per importi inferiori (<40mila euro) con l’obiettivo di velocizzare l’arrivo del materiale. Purtroppo l’aggiudicazione della gara principale è stata oggetto di impugnativa al Tar, per cui la stipula del contratto è sub iudice. Riteniamo tuttavia che in due mesi tempo si riuscirà a fare ordine e pulizia e a ripristinare le scorte rendendo corretta la valorizzazione”. La speranza è che siano davvero 2 mesi, perché gli autobus continuano a rompersi.