Può uno spazio di apprendimento avere un ruolo educativo? Nella scuola delle competenze, dell’innovazione didattica introdotta dalla legge107 della Buona Scuola, le architetture scolastiche sicuramente concorrono al cambiamento. L’aula tradizionale che aveva la sua ragion d’essere in modelli didattici basati sulla mera trasmissione dei saperi e sull’insegnamento è ormai obsoleta. Oggi lo studente e l’apprendimento sono al centro del processo educativo.

Progettare architetture scolastiche significa riflettere e confrontarsi fra professionisti di vari ambiti, enti locali e mondo della scuola. La scuola dell’innovazione affronta sinergicamente aspetti logistici, organizzativi e istituzionali. Non basta dotare di Lim le aule scolastiche progettate negli anni Settanta per innovare la scuola. Le scuole altamente innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico e tecnologico prevedono oltre a nuovi ambienti di apprendimento digitali, anche un alto impatto “green”.

Queste le tematiche affrontate nell’incontro che si è svolto nel Palazzo della Provincia a Bari in occasione del concorso di idee per la progettazione dei poli d’infanzia a Bari, Capurso ed Altamura.

“Oggi, sostiene – l’ingegner Samuele Borri dell’Indire – c’è il superamento dell’aula come
unico luogo dove si fa scuola”. Lo spazio che educa è frutto di una grande evoluzione, può non avere pareti né aule. All’interno degli ambienti educativi devono essere previste diverse tipologie di spazi: spazi di gruppo, di esplorazione, informali, individuali ed infine l’agorà dove tutta la comunità scolastica può ritrovarsi. La progettazione di spazi educativi deve essere preceduta da un’attenta ricognizione, analisi e osservazione di quanto già presente sul territorio.

“La didattica innovativa si realizza attraverso la sperimentazione, il decreto 65 della legge sulla buona scuola – sostiene la professoressa Silvana Calaprice Professore ordinario di Pedagogia Generale e Sociale presso l’Università di Bari – impone di seguire il progetto educativo. La scuola deve permettere ad ogni soggetto di esprimersi liberamente. Lo spazio ha una funzione fondamentale per la costruzione dell’identità di quello che sarà il cittadino di domani”.

“Il bambino non apprende più dietro il banco, deve costruire il suo sapere. Nella progettazione dei poli per l’infanzia – prosegue la professoressa Calaprice – bisogna pensare ad una molteplicità di fattori, tenendo conto delle specifiche esigenze e bisogni educativi dei vari contesti”. L’ambiente educativo deve quindi essere destrutturato e riorganizzarlo in base ai bisogni di apprendimento dei bambini.