Lo negheranno tutti, ma il rapporto tra soccorritori del 118 e personale in servizio nei pronto soccorso non è mai stato idilliaco. Certo, non si può generalizzare, ma la rivendicazione del primato nell’emergenza-urgenza rientra nell’alveo delle leggende metropolitane più diffuse. Sulle competenze o i tempi dello sbarellamento, ovvero i minuti o le ore, anche sei in alcuni casi, trascorsi tra l’arrivo del 118 in pronto soccorso e quello della ripartenza, abbiamo scritto interi trattati.

Due giorni fa, in un pronto soccorso di Bari, succede qualcosa che ribadisce lo scarso feeling in questione. Un equipaggio India del 118 (infermiere a bordo) soccorre un paziente con un valore di emoglobina di 5.4. Per i non addetti ai lavori, si tratta di un valore molto basso rispetto a quello normale, che di solito si attesta intorno ai 14. All’inizio il codice è giallo e la centrale operativa del 118 invia l’ambulanza nel pronto soccorso individuato come il migliore in quel frangente.

In altre parole, l’infermiere responsabile dell’equipaggio, si dirige dove gli viene detto di andare. In ambulanza le condizioni del paziente si aggravano e l’infermiere dall’ambulanza comunica che il codice cambia colore, diventa rosso, il più grave. Arrivati al pronto soccorso, però, succede l’irreparabile. La giovane infermiera in servizio, accusa il collega dell’ambulanza di portare in pronto soccorso solo casi scemi, altro che codice rosso.

Ne nasce una discussione, anche sulle competenze dello sbarellamento e sull’imboscamento degli ausiliari. Intanto il paziente assiste e aspetta. Le rimostranze dell’infermiere del 118, che continua a sottolineare la gravità della situazione, cominciano a diventare sgradite, secondo la dipendente in servizio al pronto soccorso al punto da richiedere l’intervento della guardia giurata.

Il vigilante, con modi perentori, si dice addirittura strattonandolo, invita l’infermiere responsabile dell’equipaggio del 118 ad uscire dalla sala rossa. Non sappiamo chi abbia ragione, non siamo operatori sanitari e non ne abbiamo le giuste competenze, ma siamo convinti che con un po’ di reciproca immedesimazione si possano evitare questi spiacevoli episodi, tanto per la tranquillità di tutto il personale sanitario quanto per aumentare la percezione data ai pazienti di essere stati affidati nelle mani migliori.