In tanti nella Asl Di Bari si stanno chiedendo il senso di un trasferimento disposto in apparenza senza un nesso logico. Se lo stanno chiedendo anche i sindacati, che hanno chiesto al direttore sanitario della Asl di Bari di tornare sui suoi passi, revocando l’atto già esecutivo dall’inizio del mese. Cinque medici, compreso il responsabile del centro trasfusionale dell’ospedale Di Venere, sono stati trasferiti nel centro trasfusionale dell’ospedale Perinei di Altamura.

Il centro dotato in fretta e furia dell’organico, però, non ha ancora l’accreditamento ufficiale e quindi non è operativo, tanto che non sanno come utilizzare i tre medici arrivati (gli altri due sono dell’Ospedale San Paolo). Storia simile per i due tecnici di laboratorio del Di Venere e due del San Paolo, inviati allo stesso modo ad Altamura. Non si comprende l’improvvisa accelerazione dell’apertura del trasfusionale di Altamura. Le malelingue parlano di propaganda politica, del resto lo stesso ospedale Perinei fu inaugurato per questioni di campagna elettorale nonostante fossero e sono ancora tante le cose da mettere a punto.

Il trasferimento ha creato non pochi disagi nei centri trasfusionali operativi degli ospedali Di Venere e San Paolo. Prendiamo in esempio il primo. Il modello organizzativo della rete trasfusionale pugliese, in attuazione al D.M. n. 70/2015 e del R.R n. 7/2017, prevede per le U.O.C. come il SIMT del P.O. del Di Venere una dotazione organica di 8 dirigenti medici e un direttore, 10 tecnici di laboratorio, 8 infermieri e 2 amministrativi.

La premessa è necessaria a sottolineare il mancato rispetto della dotazione organica ad oggi costituita da un direttore facente funzioni e 6 dirigenti medici, dei quali purtroppo uno è assente per gravi problemi personali. Dalla graduatoria concorsuale erano pervenute al centro trasfusionale del Di Venere, da circa 5 mesi, 2 dirigenti medici e quindi in 7 si riusciva a stento a ricoprire i turni con festivi di 12 ore per ognuno. Le altre domeniche del mese, invece, sono impegnate a turno per le donazioni di sangue extra ospedaliere, restando così una domenica di riposo per ogni mese, ma spesso neppure si riesce a prenderlo il riposo.

Il lavoro quotidiano è costituito dalla selezione dei donatori; dall’accettazione di innumerevoli richieste provenienti dal nostro ospedale, dall’ospedale di Altamura e dalle cliniche Mater Dei e Anthea, dotate di Cardiochirurgie entrambe, Ortopedie, Neurochirurgie, Terapie intensive, Gastroenterologia, Medicina ed altri reparti che sono in convenzione con la ASL Ba. Nel caso delle due cliniche private, a dirla tutta, i pagamenti sono fermi dal 2011 (Mater Dei) e dal 2014 (Anthea). Altre attività sono quelle ambulatoriali per pazienti talassemici, anticoagulati e par i portatori di anemie croniche, che devono infondere farmaci particolari oltre alle consulenze specialistiche per i vari reparti.

In tutto questo marasma cosa succede? Spesso le strutture private operano quando sono disponibili i chirurghi e quindi tutto ciò che è programmabile diventa urgenza, aggravando le situazioni di reale emergenza. A quanto pare – seppure non abbiamo conferma di questo – la situazione sarebbe stata segnalata più volte senza avere il minimo riscontro. L’organico dunque, è attualmente costituito da soli 5 medici operativi e uno in malattia. La domanda In tanti si chiedono se chi ha disposto gli improvvisi trasferimenti sia consapevole del disservizio creato e del rischio lavorativo nel quale ha mandato il centro trasfusionale del Di Venere, ospedale che ha sulle spalle 1.200 posti letto.

Un’altra richiesta legittima è quella di conoscere le ragioni per cui, sia pur nella necessità di medici trasfusionisti, abbiano lasciato attingere il Policlinico e la Asl di Foggia dalla graduatoria concorsuale indetta per le necessità della Asl Bari. Per rimediare agli errori c’è sempre tempo. Il dirigente che ha fatto questa opinabile scelta o lo stesso direttore generale della Asl di Bari, dovrebbero reintegrare al Di Venere le 2 unità mediche trasferite, rivalutando la a monte la necessità dell’apertura del centro trasfusionale ad Altamura sulla base di effettive esigenze di unità ematiche dell’ospedale, anche in considerazione della presenza dei più vicini centri trasfusionali dell’ospedale Miulli e di quello di Matera.