Alzi la mano chi non si è mai innervosito per delle ore di attesa. Perdere il proprio tempo è ciò che più infastidisce e, anche se si tratta di salute, non si accetta. Questo è ciò che hanno pensato i familiari di una 75enne. A seguito di una caduta causata da un tombino rotto in viale Salandra, la signora ha dovuto trascorrere ben 12 ore al Pronto Soccorso prima di essere dimessa.

Se ci mettiamo dal punto di vista del paziente, è stata una vera e propria odissea, ma se pensiamo al fatto che fino a poco tempo fa passavano alcuni giorni per degli accertamenti clinici, aspettare qualche ora non è nulla a confronto. Bisognerebbe solo armarsi di pazienza.

Stando a quanto raccontato dalla famiglia della mal capitata, l’accettazione è stata fatta solo dopo 5 ore dall’arrivo in ospedale e tra attese per la radiografia, arrivo dell’ambulanza per il trasporto da un reparto all’altro, visita ortopedica ed esito tac, sono passate ben 12 ore.

“Troppe ore di attesa per una paziente cardiopatica” hanno detto i familiari. “Oltre a sporgere denuncia al Comune per il tombino rotto che ha provocato la rottura della caviglia, versamento al ginocchio e lo spostamento della placca all’altro ginocchio operato tempo fa – concludono -, abbiamo scritto al governatore Emiliano la nostra lamentela, ma fino ad ora non abbiamo ricevuta alcuna risposta”.

Avendo appreso la notizia, abbiamo voluto ascoltare il primario del Pronto Soccorso del Policlinico di Bari, Vito Procacci, che ci ha spiegato il motivo per cui si allungano i tempi di attesa, soprattutto nel caso in cui si tratta di un codice verde.

“Nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un codice verde – spiega il Primario -, i tempi d’attesa per l’accettazione possono essere di 1 o 3 ore, in base all’affluenza di gente e di codici gialli e rossi che, per ovvie ragioni, hanno la priorità. Da qualche tempo le cose al Pronto Soccorso sono cambiate, se prima per un frattura o per problemi non gravi si rimandava il paziente a casa e si faceva tornare successivamente, adesso si fa tutto in giornata”.

“Le persone – continua il dottor Procacci – devono capire che noi siamo dalla loro parte che lavoriamo per il loro bene e soprattutto per la vita. Ormai non ci prendiamo più la responsabilità di mandare a casa un paziente senza aver prima fatto tutti gli accertamenti. Aspettare è deleterio, ma vitale per la propria sicurezza”.

“Purtroppo avendo il reparto di ortopedia distante dal Pronto Soccorso, nel momento in cui si necessita di un’ambulanza, si allungano i tempi di attesa. Per questo motivo – conclude il primario del Pronto Soccorso – stiamo provvedendo a cambiare l’intero reparto d’emergenza per dedicare una sala raggi solo per i codici verdi e trasferire il reparto di ortopedia in sede. Cambiamenti che sono già stati messi in atto e che termineranno a giugno 2019. Tutto ciò però è stato possibile solo dopo lo sblocco delle assunzioni dopo 10 anni”.