Il video girato subito dopo la sparatoria in via Menichella, a Carbonara, ha fatto il giro della Terra, sollevando molti interrogativi, alcuni legittimi altri meno. Nelle immagini amatoriali riprese dal cellulare si vedono transitare due veicoli con la livrea molto simile a quella dei mezzi di soccorso del 118.

L’apparenza fa pensare a due automediche, come quelle in uso alla Asl. Si tratta di una Panda e di una Sandero con le insegne di due cooperative operanti anche nel settore del trasporto di sangue e ammalati. Entrambi i veicoli hanno sul tetto il lampeggiatore blu e una banda arancione sulla fiancata.

La prima, dopo essere riuscita a divincolarsi tra auto ferme e persone, prosegue indifferente per la sua strada; l’altra fa il giro della rotatoria e torna sul luogo della sparatoria. Sull’asfalto ci sono i corpi dei fratelli Rafaschieri, in quel momento sono entrambi ancora vivi, Walter morirà successivamente al pronto soccorso mentre Alessandro è ancora in Rianimazione.

Una donna si rivolge all’autista della Panda: “Madonna, però, scendete – dice – dategli una mano, quel ragazzo è grave”. Il guidatore dice qualcosa, le immagini proseguono e l’auto va via. Nel vedere questa sequenza, in tanti hanno gridato all’omissione di soccorso.

È veramente così? Abbiamo riguardato il video più volte: “Non posso intervenire – risponde l’autista – non posso fare niente non sono addestrato”. Non è abilitato al primo soccorso? Non ha forse frequentato il corso Blsd? Se una paziente trasportata in quell’auto avesse un malore, non dovrebbe intervenire prestando le prime cure?

La cosa ci ha dato molto da pensare, indignando gli operatori del servizio 118. Perché un mezzo che non è evidentemente di soccorso, o quanto meno non afferisce alla rete dell’emergenza-urgenza, è acchittato di tutto punto come se lo fosse? La somiglianza è evidente, tanto da aver tratto in inganno non solo le persone scioccate per quanto appena accaduto, ma le centinaia che hanno rivisto il video successivamente.

Da qui la provocazione lanciata da numerosi lettori: se non sono mezzi di soccorso, se a bordo dei veicoli non ci sono persone adeguatamente formate, capaci solo di accendere il lampeggiante nei casi previsti dalla legge e non anche di misurare i parametri vitali, diamo loro un abbigliamento di un colore diverso e delle sembianze che non creino ambiguità con i soccorritori del 118.

Divise rosse o arancioni a bordo strada fanno pensare immediatamente a qualche operatore impegnato in una operazione di soccorso, salvo poi rivelarsi spesso operai edili impiegati un cantiere. Quanto ai dispositivi sonori e luminosi, i mezzi non destinati a fare emergenza non potrebbero utilizzarli, in base a alcune norme contenute nel nuovo codice della strada. La materia è controversa, ma così fosse, a che pro e a che titolo ne sono equipaggiate?

La riconoscibilità, come per le Forze dell’Ordine, deve essere garantita anche agli operatori sanitari. Se tra le persone che chiedevano aiuto ci fossero stati parenti delle vittime, nel veder andare via qualcuno ritenuto erroneamente in grado di poter intervenire, come avrebbero reagito? La situazione sarebbe diventata più tesa di quanto già non lo fosse.