Niente concorsi ma solo un ricorso continuo alla mobilità. È ciò che avviene nel reparto di Ginecologia e Ostetricia del Policlinico di Bari. Risultato? Semplice. Reparto sottorganico, assenza di giovani medici e carenze di personale.

La mobilità sarebbe la possibilità per un dipendente di potersi spostare da un’azienda all’altra, o attraverso un bando e la costituzione di una graduatoria, oppure grazie allo scambio con un altro dipendente. Il problema, però, sorge quando la mobilità da eccezione diventa la regola, fino a sostituire completamente i concorsi.

Il caso del reparto di Ginecologia del Policlinico barese è un emblema di questa stortura. Tre mobilità nel giro di sette anni (dal 2012) ma nemmeno l’ombra di un concorso pubblico che di fatto non avviene dal lontanissimo 1989: ben 29 anni fa. Le pratiche per l’ultima procedura di mobilità, la terza appunto, si chiuderanno domani con la graduatoria dei vincitori.

Il problema, però, non sarebbe limitato al Policlinico del capoluogo ma si presenterebbe anche in altre realtà della sanità regionale. Così come il caso di cosiddetti “comandi” un’altra scorciatola, alla pari della mobilità, per evitare i concorsi pubblici.