A quasi 10 mesi da quel tragico 19 settembre 2017 non è cambiato molto nella vita dell’Ospedaletto, forse addirittura nulla, lì come nel resto della sanità in Puglia. È cambiato invece tutto per la famiglia Coratella, che quel giorno maledetto ha perso la piccola Zaray, 12enne di origine colombiana adottata e cresciuta come una figlia quale effettivamente era.

Era un qualsiasi martedì di fine estate, la ragazzina doveva essere sottoposta all’intervento per la riduzione di una frattura al femore. Routine, appunto, ma qualcosa è andato incredibilmente storto, a partire dall’ipertermia maligna, una rara malattia ereditaria, non mortale se diagnosticata per tempo e trattata col farmaco giusto. Questione di domande da fare in fase pre-operatoria e di forniture mediche da predisporre.

Quel giorno Massimo Coratella ha ascoltato le rassicurazioni di un ortopedico sulla riuscita dell’intervento, medico che però sarebbe andato via mentre Zaray lottava ancora tra la vita e la morte perché il suo turno era finito, lo stesso ortopedico che poi avrebbe negato davanti ad un magistrato di aver proferito quelle parole.

Quel giorno Massimo Coratella ha assistito al dolore di un altro ortopedico, rimasto fino alla fine, piangere vicino al corpicino della povera Zaray, colui che successivamente dirà molto sulle presunte verità di quel giorno. Ha visto un anestesista che si sarebbe allontanato per un caffè durante l’operazione, lasciando tutto nelle mani della specializzanda, salvo poi non credere alla sua diagnosi. Specializzanda andata poi in un ospedale del nord Italia.

Quel giorno, Massimo Coratella ha visto un primario fare tutto ciò che andava fatto, ma a distanza di 9 mesi non si sa ancora se il medicinale salvavita, il dantrolene, fosse presente o meno, se e quando fosse scaduto, se e dove fossero tutte le confezioni eventualmente presenti nella struttura.

Quel giorno, con la bambina in piena lotta contro la morte, Massimo Coratella avrebbe sentito una cardiologa leggere il bugiardino del medicinale salvavita, avrebbe avuto notizie dei macchinari rotti e non funzionanti presenti in sala operatoria, dei dirigenti lamentarsi per la pubblicazione dell’inchiesta interna, quella che dimostrerebbe le inefficienze della struttura, ma non dispiacersi per il contenuto della stessa.

Da quel giorno Massimo Coratella ha sentito solo medici legali consigliargli di lasciar perdere; ha vissuto l’interesse di trasmissioni televisive solo quando era ancora fresca la notizia; ha ascoltato persone assicurargli che non sarebbe stato lasciato solo. Sotto elezioni, ha visto interrogazioni parlamentari di tutte le fazioni politiche che a 9 mesi di distanza non hanno avuto risposta.

Da quel giorno Massimo Coratella ha visto il Governatore della Puglia, assessore alla Sanità, secretare l’inchiesta interna. Noi, invece, speriamo di poter raccontare presto la verità su quanto accaduto quel tragico 19 settembre del 2017.