Docenti stressati, minacciati e aggrediti da studenti e genitori. È il bilancio di fine anno, un anno di straordinaria follia, le cui cronache sono ricche di atti di violenza perpetrati ai danni degli insegnanti. Le principali colpe: valutazioni deludenti, bocciature o sospensioni di giudizio. Il tutto ovviamente “immeritato” a detta di alcuni alunni e genitori.

Che fare? Difendersi invocando il reato di oltraggio a pubblico ufficiale? Irrigidirsi aumentando la sorveglianza e le regole, magari partendo dalla “prescrizione” di un abbigliamento più consono all’ambiente scolastico? Minacciare o ascoltare il grido d’aiuto attraverso cui si compie il tortuoso e traumatico processo di costruzione della individualità personale e sociale?

La posta in gioco è alta. Riguarda il futuro dei ragazzi, l’integrazione o il disadattamento e l’abbandono scolastico, nei casi più gravi anche la devianza. Molti insegnanti attribuiscono la responsabilità dell’insuccesso ai precedenti cicli di istruzione o ad inadeguati contesti familiari. Partono sconfitti e privi di energie già ampiamente profuse nelle onerose e
talvolta sterili pratiche burocratiche.

I genitori, clamorosi assenti ai colloqui annuali, alla fine dell’anno, si trasformano in avvocati dei propri figli e sono disposti a tutto pur di ottenere la promozione senza debiti, per evitare costi aggiuntivi al budget familiare per le lezioni private, i più ingenui, ammettono di non voler rovinare l’estate dei propri pargoli.

Poco importano conoscenze, competenze e traguardi formativi. “La scuola non serve a niente” sostengono molti ragazzi, probabilmente la colpa è anche della scuola, quando si rifiuta di accettare la sfida. La sfida consiste nel dimostrare il fortissimo potere umanizzante della cultura. La cultura che lotta contro tutte le forme di ritiro sociale e si alimenta di dialogo, confronto e reciprocità.

La diversità è una risorsa, un valore da coltivare e non una minaccia all’identità. I conflitti devono essere elaborati positivamente, trasformandosi in un momento di confronto fra culture e sistemi diversi, sotto il segno del rispetto dell’altro e del prendersene cura.

L’attuale scenario sociale altamente complesso, presenta una realtà educativa in cui i ragazzi spesso non si sentono valorizzati come soggetti protagonisti. Motivo per cui è importante promuovere percorsi educativi basati sull’integrazione, la comunicazione e lo scambio tra i vari soggetti dell’evento educativo.

Bisogna inoltre ripartire dalla ridefinizione dei ruoli, dall’idea di una scuola realmente inclusiva, che sappia collaborare, coinvolgere e affiancare i ragazzi nelle battaglie per la realizzazione del proprio progetto di vita, aiutandoli a trovare un senso alla propria.