Fino ad oggi sono ancora in ballo le trattative per l’assunzione degli insegnanti precari di religione. Per capire quale dovrà essere il loro futuro, abbiamo intervistato Davide Monteleone, coordinatore regionale dello Snadirò-FGU Puglia.

Professore, la legge 107 ha riscritto le regole sull’ordinamento scolastico. L’insegnamento della religione cattolica (IRC) come si colloca tra le novità?

È ormai fuori discussione il valore educativo e formativo che l’IRC ha nella compagine scolastica. Del resto, le nuove sfide sociali, che includono la ricerca del bene comune, nonché l’individuazione di capacità e talenti – che da personali devono poi diventare risorse per la collettività – sono solo alcune delle prove che i ragazzi d’oggi devono affrontare. E in questo l’IRC ha un ruolo determinante.

Inoltre, è  mio dovere ricordare che l’IRC è legittimato dal Concordato del ‘29 e dalle successive Intese MIUR – CEI. Che i contenuti sono inseriti nel quadro delle indicazioni ministeriali e che gli insegnanti di religione (Idr) sono formati e qualificati con percorsi accademici molto rigorosi. Per questo rimane incomprensibile che la Buona Scuola abbia menzionato, per l’organico dell’autonomia, tutte le tipologie di docenti  (posto comune, sostegno e potenziamento), tranne quella degli Idr..

Perché la Buona Scuola ha escluso gli Idr dal piano straordinario di assunzioni previsto dalle direttive europee sul precariato?

Certo la domanda potrebbe essere questa: perché il Governo non si è impegnato a risolvere anche  il precariato degli Idr attivando le stesse procedure adottate per gli altri insegnanti in servizio da oltre 36 mesi? Se l’Idr prende parte  al miglioramento dell’offerta formativa scolastica  ed è destinatario dei benefit che riguardano il merito e della carta del docente e patisce, ribadisco come gli altri, tutte le sciagurate conseguenze della 107, perché questa esclusione?

La risposta è semplice. L’IRC è una disciplina concordataria ed è regolata dalla Legge 186/03 che ne definisce lo stato giuridico e le forme di reclutamento. L’ art. 3 – comma 1- recita, infatti, che l’accesso ai ruoli di cui all’articolo 1, avviene previo superamento di concorsi per titoli ed esami. In altri termini non è prevista altra forma di superamento del precariato se non quella concorsuale.

Cosa propone lo SNADIR per risolvere il problema di chi come Idr lavora da decenni nella scuola e che per ragioni non imputabili alla sua volontà non è stato ancora “regolarizzato”?

Sicuramente l’unica via è quella di un concorso che però deve essere adeguato alle attuali istanze. Ovverosia deve considerare chi ha già maturato i 36 mesi di servizio, chi ha superato il concorso precedente, l’età anagrafica dei concorrenti, coloro che hanno conseguito i titoli necessari anche se da poco.

Inoltre, bisogna avere il coraggio di dire che i posti messi al bando non copriranno tutte le cattedre libere, ma solo fino alla ricomposizione del 70%. Un numero davvero esiguo, soprattutto al Sud, che rischia di creare più illusioni che aspettative. Le nostre proposte, da tempo messe sul tavolo negoziale, rimangono la proroga di un anno della Graduatorie di Merito del concorso 2004 e un concorso semplificato con la sola prova orale per i docenti con più di 36 mesi di servizio.

Dunque, mi pare di capire, che ci sarà un concorso per sistemare la situazione di tutti gli Idr precari ?

Sì. Perchè la situazione è ormai diventata insostenibile. Qualcuno deve assumersi la responsabilità di dare risposte alle migliaia di professionalità presenti a livello nazionale. I sindacati (SNADIR/FGU – CISL – SNALS), già nell’estate del 2017, anche in seguito a un’iniziativa del nostro segretario nazionale, Prof. Orazio Ruscica, avevano chiesto e ottenuto dal Ministero l’apertura di un tavolo tecnico per risolvere le questioni degli Idr. Un iter che ha prodotto la formulazione di un bando che aspetta solo di essere pubblicato.

Quali tempistiche?

E’ difficile prevederlo. Sappiamo che il testo è al MEF e pertanto la pubblicazione potrebbe essere a breve. Tuttavia sarebbe opportuno attendere il cambio di Governo per trovare nuovi binari di convergenza. Auspichiamo un’attenzione maggiore alle dinamiche attuali e risposte più adeguate anche da parte del Servizio Nazionale della CEI. A cui chiediamo di pronunciarsi con chiarezza e di farsi carico di una lettura contestuale più articolata. Se ancora oggi l’87% delle famiglie italiane sceglie l’IRC è sintomo che gli Idr svolgono il loro servizio in modo ineccepibile. Dunque, un lavoro che merita di essere riconosciuto e valorizzato fino in fondo.

Tutto molto chiaro. Perché, allora, da  qualche mese circolano sui social tante notizie discordanti e fuorvianti su presunte procedure concorsuali per gli Idr. Cosa c’è di vero?

Fakes! Di vero c’è solo una scarsa comprensione in materia…Il MIUR lo scorso settembre ha proposto un bando di concorso ordinario dove si poteva decidere se dialogare o concedere piena libertà di azione. Fino ad oggi si è scelto il confronto che ha portato a smussare alcune parti del bando, soprattutto per ciò che concerne le prove. Ma, ce ne sono altre, per noi, ancora insoddisfacenti.