Quando è stato interrogato in Aula consiliare da Michele Picaro, l’assessore ai lavori pubblici Giuseppe Galasso non aveva la più pallida idea di dove fosse la strada in questione. In realtà, a parte chi ci abita, nessun barese conosce la traversa XIV di via Leoncavallo, detta anche traversa XXVII di strada San Girolamo se la imbocchi dall’altro lato. Sì, perché la via in questione di nomi ne ha persino due, seppure provvisori.

Due nomi, ma nessuno memorizzato nel navigatore o una targa che consenta di raggiungerla una volta usciti dalla SS 16 in direzione San Girolamo. Il problema è che non la conoscono neppure gli equipaggi del 118. Il fatto è serio e un paio di giorni fa si è sfiorata la tragedia. Una donna anziana ha avuto un malore. Il figlio è stato costretto a lasciarla esanime sul pavimento per andare a cercare l’ambulanza, che non riusciva a trovare l’indirizzo.

La strada, altro problema, da due anni è chiusa al transito delle auto a causa dell’autorizzazione data ai lavori per la costruzione di un palazzo. Il cantiere, però, è fermo da circa quattro mesi. Ormai non c’è più l’urgenza della sicurezza per via degli scavi. Il palazzo ha raggiunto il quarto piano. Qualora i lavori dovessero riprendere, i mezzi potrebbero entrare da strada San Girolamo.

Senza contare la raccolta dei rifiuti porta a porta, coi mezzi Amiu costretti ad operare a marcia indietro e gli incivili, capaci di abbandonare l’auto in modo tale da imprigionare i residenti, che hanno recentemente avviato una petizione, raccogliendo una settantina di firme. Avevano avuto la rassicurazione che la strada, importante per la viabilità a San Girolamo, anche in virtù dei lavori per il nuovo lungomare, sarebbe stata riaperta.

Secondo quanto ci viene riferito, invece, l’autorizzazione al cantiere ormai in scadenza sarebbe stata rinnovata fino ad aprile. Accompagnati da un residente abbiamo provato a raggiungere la traversa col doppio nome, ma sconosciuta. È facile sbagliare strada – calcolando che quella prima è murata -, oppure andare oltre. I residenti sono certi, comunque dopo l’installazione dei dissuasori e l’installazione delle opportune targhe, che la via debba essere riaperta e soprattutto rinominata in maniera definitiva per uscire dall’attuale prigionia oltre che per ragioni di sicurezza.