foto di repertorio

“Quando una donna denuncia, quello è già il momento in cui le autorità competenti DEVONO assolvere al loro dovere di attenzione, comprensione, valutazione del pericolo e protezione”. Rosamaria Scorese, sorella di Santa prima vittima di stalking in Puglia, anche questa volta non si nascone dietro a un dito. Sulla sua bacheca facebook ha espresso duramente il suo pensiero su quanto successo in questi giorni, i due omicidi di Noemi, a Specchia, e Nicolina, a Ischitella.

“Secondo voi  – chiede – una giovane donna ha piacere di andare a raccontare la tristezza, la solitudine, il dolore? E allora basta: quello che vanno a vomitare dai Carabinieri, ai servizi sociali, sono già di per se’ prove che hanno paura, che sono in pericolo. Leggerezza e sottovalutazione  oltre che i tempi burocratici, rendono poi complici dei delitti efferati di questi e di altri terribili giorni. Forse siamo tutti e tutte complici di questi FEMMINICIDI”.

“Il grido di dolore vomitato nelle caserme o negli uffici dei servizi sociali  – aggiunge – è già la prova provata di una richiesta, di una paura che diventerà TERRORE e LUTTO. Di una famiglia. Di uno Stato. Una Vergogna tutta italiana. Io soffro e mi contorco ancora come ventisei anni fa, quando alle tre del mattino mi dissero che mia Sorella era MORTA! Oggi soffoco ancora quell’urlo. Ma non taccio”.

“A conclusione di questo giorno, in cui ho visto la gioia negli occhi di due giovani amici che hanno promesso di amarsi davanti a Dio – prosegue – ho dovuto prender atto che la vita è veramente un dono da vivere e poi restituire, anche così all’improvviso. Vado ragionando sull’accaduto alle nostre giovani donne in questi giorni così scuri, così bui. Tanti gli episodi di assurda violenza nei confronti di donne di tutte le età qui in Italia negli ultimi periodi, ma a due ragazzine, due bambine in realtà, della mia terra, la Puglia, è toccata una sorte assurda. A sedici anni. A quindici anni”.

“Non starò ad analizzare le dinamiche, perché non ne ho le competenze – ammette – ma penso alle mamme di Noemi e Nicolina. Penso ai loro papà. Alle sorelle ed ai fratelli, se ne hanno. E, devo dirlo, rifletto su quello che finora sono andata a raccomandare soprattutto ai ragazzi della loro età, da sorella di Santa Scorese, serva di Dio, ma anche vittima di femminicidio. Sì, esattamente un’uccisione perché DONNA”.

“Alla fine dello scorso anno scolastico  – ricorda amaramente Rosamaria – sono stata testimone della storia di mia sorella proprio nella scuola frequentata da Nicolina, a Vico del Gargano. Io non so se quella mattina, seduta per terra in palestra, fra i tantissimi ragazzi di quel polo liceale bellissimo ci fosse anche lei, in quel silenzio tombale, ad ascoltare il mio invito a denunciare e fidarsi delle persone competenti, che sempre raccolgono i bisogni delle giovani donne e delle donne in generale”.

“Non so neppure se stamattina possano aver ripensato, quei giovani bellissimi, alle mie parole, mentre alcuni trattenevano il respiro ed altri avevano lacrime calde sul viso ascoltando la Storia di Santa. So che, però, oggi mi sento in serissima difficoltà. Non so se domani direi ancora che possono e devono rivolgersi alle persone in cui finora io stessa ho provato a credere ed a sperare. Non posso tradire i cuori di quei ragazzi. Non posso mentire loro. Ed anch’io sento di aver tradito Nicolina. Che forse quel giorno di aprile o maggio, non ricordo bene, mi ha guardata e ha sperato. Non mi piacciono le bugie raccontate ai giovani. Non mi piace tradirli. Ciao, Nicolina, ciao, Noemi”.