“Ciò che è accaduto a Cona qualche mese fa, quello sì che è stupefacente, un Comune di 3mila abitanti con 1400 migranti tutti nella stessa caserma. Si sono lamentati i residenti quando sono arrivati i migranti, ma qualche giorno fa si sono lamentati i migranti perché in quella stessa caserma volevano portane altri 40, c’è stata la reazione dei migranti. Quello è stupefacente”. Il presidente dell’Anci Associazione Nazionale dei Comuni Italiani Antonio Decaro replica ad Antonio Corona presidente dell’Associazione Prefettizi.

Botta e risposta a stretto giro, dunque, da un lato il presidente dei sindaci italiani, “reo” di aver puntato il dito contro i Prefetti nella gestione dei flussi migratori dopo quanto successo in provincia di Messina appena qualche giorno fa, con le proteste per l’arrivo di 50 migranti, dall’altro il rappresentante dei Prefetti che aveva bollato le parole di Decaro come stupefacenti.

“Le mie non sono parole stupefacenti . ha detto Decaro – ci sono Comuni che vogliono accogliere e che sono comunità accoglienti. Ho parlato con quel sindaco della provincia di Messina che si era lamentato, in realtà è sindaco di una comunità che accoglie, lui stesso ha fatto dei percorsi formativi che hanno portato questi migranti a ottenere un lavoro, e molti di quei migranti in quella comunità si sono sposati, hanno messo su famiglia, hanno avuto dei figli, vivono nel nostro Paese”.

“Il problema è sempre quello – ha sottolineato il predente dell’Anci – cercare di distribuire in maniera più equa il flusso migratorio, ci sono 2500 comuni nel nostro Paese dove ci sono migranti e ci sono 5500 comunità dove non ci sono. Nella maggior parte dei casi non è colpa dei sindaci di quelle comunità, dipende dal fatto che il flusso migratorio viene organizzato in maniera non equilibrata. Capisco le emergenze, capisco tutti i problemi che hanno i Prefetti, problemi che vivo perché facendo il presidente dell’Anci conosco le realtà del nostro Paese, però è arrivato il momento di strutturare una programmazione indipendentemente da come ciascuno di noi la pensa sull’accoglienza, sulle politiche migratore”.

“Ci sono persone che arrivano nel nostro Paese, l’anno scorso sono state 186mila, a quelle persone bisogna dare un minimo di accoglienza, facendolo in maniera diffusa. Se continuiamo a portare migranti in comunità che già accolgono – ha concluso – rischiamo tensioni sociali e fenomeni di intolleranza anche in comunità che sono accoglienti. Non possiamo continuare a portare migranti in strutture che sono quasi al collasso. Non è giusto”.