“Il Piano di riordino ospedaliero adottato dalla Regione Puglia è pieno di lacune e ignora del tutto la domanda di salute dei cittadini”. Lo sostengono in un’interrogazione rivolta al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, e al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, i parlamentari Antonio Distaso e Benedetto Fucci (Conservatori e riformisti).

Distaso e Fucci chiedono ai Ministri di valutare se il Piano, già bocciato due volte nella Commissione Sanità della Regione Puglia, sia adeguato a rispondere al rispetto di principi come la dignità della persona, l’equità nell’accesso all’assistenza, la qualità delle cure e l’economicità nell’impiego delle risorse.

A questo proposito, chiedono, in particolare, se il piano sia supportato da valutazioni di compatibilità economico finanziaria: “Il decreto ministeriale numero 70 del 2015 – scrivono Distaso e Fucci nell’interrogazione presentata – introduce una clausola di invarianza finanziaria. A tal fine il Piano di riordino deve essere articolato senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e nell’ambito della cornice finanziaria programmata per il Servizio sanitario nazionale. In più, per la Legge di stabilità 2016 il rapporto costi-ricavi negli ospedali non deve creare uno squilibrio superiore al 10 per cento e comunque non deve essere superiore ai 10 milioni di euro pena l’assoggettamento a Piano di rientro per ciascun ospedale. Nel Piano di riordino, invece, non c’è traccia di alcuna verifica anche in termini di proiezione e di business plan della sostenibilità economica”.

“Il Piano – scrivono – rappresenta per la Puglia la pietra miliare da cui ripartire per il miglioramento dell’offerta sanitaria. Questo Piano, invece, è privo di una analisi demografica relativa alla popolazione e di un approfondimento su bisogni epidemiologici e domanda di salute dei cittadini pugliesi: un esempio per tutti è la sovrabbondanza di posti letto di geriatria e pediatria-neonatologia a Foggia rispetto al resto della regione”.

Distaso e Fucci evidenziano ancora, come “non sia stata disegnata la rete del trauma, quella per l’emergenza-urgenza, le reti per patologia e per le patologie complesse tempo-dipendenti” puntando il dito anche contro la decisione di eliminare dal Policlinico di Bari (la più grande azienda ospedaliera del Mezzogiorno), l’assistenza odontoiatrica, unitamente a tante discipline cliniche quali la nefrologia abilitata al trapianto di reni, l’angiologia, la geriatria, la farmacologia clinica, l’oncologia, l’emodialisi, l’endoscopia digestiva e la radiologia vascolare interventistica.