L’episodio smentito in alcuni particolari, ma reale, dell’autista sorpreso a fare sesso nell’autobus, ha scatenato il pubblico ludibrio. Decine e decine di sfottò, insulti, parolacce degli utenti dell’Amtab sono finiti sui social network. Per colpa di qualcuno non si fa più credito a nessuno. Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di un autista Amtab, uno che dice di essere vergine, ma non santo.

Gentile direttore, quando posso leggo i suoi articoli, ovviamente non mentre sono alla guida dell’autobus. Non è un mistero che spesso ha preso le nostre difese, anche ai tempi del cotechino andato di traverso a chi lavora non agli assenteisti. In questa occasione, come quando è stato rubato il gasolio, il comportamento del collega è stato inqualificabile. Non giudico se fosse giusto o meno il reintegro. Personalmente non lo avrei fatto, ma grazie al cielo esiste la normativa, che dobbiamo tutti continuare a tenere come punto di riferimento.

Lo dico a chi legge, non certo a lei che l’Amtab la conosce ormai benissimo: lo sfascio della nostra azienda non può essere attribuito agli autisti. Sbagliamo, siamo uomini, mica come quei caporali ai quali viene sempre perdonato tutto, anche azioni peggiori delle nostre. Del resto, degli appalti e delle altre storie losche ha scritto in abbondanza. Attenzione, non sto accampando alibi e scuse. Se un comportamento è deplorevole non ci sono giustificazioni.

Quando rimaniamo con le braccia conserte in azienda perché i mezzi sono scassati, non è colpa nostra. Non immagina neppure quanti rischi ci prendiamo uscendo alla guida di autobus che, come dice spesso lei e come previsto dal codice della strada, dovrebbero essere rottamati, non utilizzati per trasportare a scuola gli studenti baresi. Troppo facile puntare il dito e spesso anche le mani e i piedi sull’ultima ruota di un carro senza ruote, in cui i nocchieri sembrano avere altri interessi, non propriamente pubblici.

In azienda ci siamo fatti un’idea di questa strategia politica, staremo a vedere. Direttore, io non ho mai scopato sulll’autobus, nè con una collega nè con una prostituta, ma a leggere i commenti dei baresi sembra che nei bus non facciamo altro per tutto il turno. Personalmente non parlo al telefono mentre guido, ma c’è chi lo fa. Non è più possibile pagare alla romana le responsabilità dei singoli. Io mi faccio un mazzo quadrato tutti i giorni per tentare di rientrare incolume nello stabilimento con quei rottami, premunendomi di avere sempre gli occhi ben aperti per l’incolumità dei passeggeri, di quelli educati, ma sulle aggressioni e la maleducazione diffusa nei nostri confronti potremmo aprire un altro capitolo. Grazie per lo spazio che vorrà concedermi.

L’autista “vergine ma non santo”