Don Vincenzo Lopano, parroco della parrocchia di Sant‘Agostino ad Altamura.

“A nulla serve ricordare se anzitutto non si è imparato! Quando celebrate le giornate della memoria ricordate ai vostri figli e alunni che la vittima diventò carnefice! Propongo un referendum per l’abolizione della Giornata della memoria”. Tre diversi post, un unico concetto che tuona direttamente dalla pagina Facebook di don Vincenzo Lopano.

Il prete, nativo di Matera, ma residente ad Altamura, città in cui dice messa nella parrochhia di Sant’Agostino e insegna religione presso il liceo classico “Cagnazzi”, ha scatenato così una polemica che sta facendo discutere tantissimi cittadini altamurani, tra cui anche la parlamentare democratica Liliana Ventricelli.

“Trovo inaccettabili – commenta sulla bacheca del prelato la Ventricelli – tali parole, soprattutto se provengono da chi ha un ruolo di guida all’interno di una comunità”. Tantissimi i commenti sullo stesso tenore, fatti pervenire da qualcuno, insieme alle parole di don Lopano, anche alla Cei.

Non si è fatto attendere, poi, un nuovo e più dettagliato intervento del protagonista della vicenda. “Avrei voluto attendere stasera”, scrive il prete, ma mi rendo conto che forse è meglio esplicitare ora il mio pensiero”.

“A chi mi accusa di essere fascista – spiega – vorrei dire che ho letto e amato Hillesum, Stein, Weil, Bonhoeffer, Frankl e tanti altri. A chi ha avvisato la CEI ricordi che usare l’autorità come mezzo di risoluzione delle controversie è tipico del mondo fascista. L’autorità inizia il suo lavoro quando viene eliminato il dialogo e il confronto. Siamo tutti bravi a parlare di democrazia ma quando questa esige il confronto tra posizioni diverse (forse diverse!) ci tiriamo tutti indietro”.

“Sono stato al Museo della Shoah ‘Yad Vashem’”, racconta don Vincenzo “e ho pregato, solo quello, perché non riuscivo a fare altro! Di fronte al dolore l’unica cosa che riesci a fare è allargare le mani e alzarle al cielo, perché il dolore ti squarcia, che sia bianco o nero, italiano o ebreo, povero o ricco. Ho visto il campo profughi a Nablus, ho visto Ebron e l’unica cosa che riesco a dire è che l’attuale politica Israeliana non ha imparato nulla dal suo passato”.

“Non basta ricordare – ammonisce – se non si impara! Se non si impara che Hitler sta nel cuore di ciascuno di noi, che Hitler ce lo portiamo nel cuore quando il fratello, chiunque sia, non è rispettato nella sua dignità e nella sua possibilità di vita! Hitler è ogni politica che uccide l’uomo, Hitler è ogni politica che toglie all’uomo la speranza”.

Poi don Lopano si rivolge alla Ventricelli: “Mi dispiace, onorevole”, scrive, “ma un giorno a me e a lei chiederanno conto delle scelte politiche che hanno tolto la speranza al più piccolo e indifeso uomo della terra. Hitler è in ogni parola che uccide, in ogni sguardo che non vede. Non vede la Palestina, non vede la Siria, non vede le tante regioni dell’Africa abbandonate a un lento e graduale genocidio”.

“Non bastano – aggiunge – le fiaccolate, i minuti di silenzio, gli applausi, le letture dei testi, le visioni dei film, perché in tutte quelle cose noi combattiamo un nemico esterno, invece il vero nemico ci abita dentro, nella nostra coscienza, in quella sete di potere, fama e possesso che rende l’altro solo un gradino sul quale salire e dal quale affermare il nostro io”.

“Ho visto alunni dormire – conclude don Vincenzo – durante la visione dei film sullo Shoah, ho visto alunni giocare al cellulare durante testimonianze sulla Shoah, li potevo rimproverare, e l’ho fatto, ma rimprovero me e il mondo degli adulti che spesso addita un solo nemico per non affrontare il vero nemico della pace, ciò che ci abita dentro”.