In tanti si sono chiesti cosa ci facesse un cappellino di Peppa Pig insieme alla statua di Gesù Bambino nel presepe della Parrocchia di San Nicola, a Torre a Mare di Bari. A spiegarlo è lo stesso sacerdote sulla sua pagina Facebook. Lo ha avuto da un parrocchiano e vigile del fuoco, che a sua volta lo ha recuperato ad Amatrice, tra le macerie nei momenti successivi al terremoto. Un segno di speranza, a cominciare da quella di ritrovare la sua legittima proprietaria.

LA LETTERA DI DON FABIO CARBONARA

Nei giorni pre-natalizi stavo pensando a come fare gli auguri, cercando di dare un senso al Natale che fosse non soltanto la “magia sdolcinata” di una notte, ma lo stile di vita di tutto un anno. Non ha senso fare i buoni solo a Natale, vivere freneticamente le liturgie per puro dovere (peggio ancora, la classica paura del “confessarsi”) se queste sono solo azioni singole e isolate.

Durante tutto l’anno perdiamo e sciupiamo tanto tempo a rincorrere le nostre gelosie, liti e incomprensioni, dimenticando la preziosiosità della vita. Durante queste riflessioni, venerdì scorso, viene a trovarmi un amico e vigile del fuoco, in servizio ad Amatrice nei giorni dopo il terremoto. Mi consegna commosso questo cappellino, rinvenuto tra le macerie durante i primi minuti del suo servizio.

Mi dice che in quegli attimi anche loro – angeli della nostra nazione – pensano a quanto sia importante non sciupare un attimo della vita. Quelle macerie non possono rimanere inascoltate. Da qui l’invito a utilizzare il cappellino come meglio credevo.

Ed eccolo lì. segno di speranza. E chissà che non ci chiami il papà e la mamma di quella bambina dicendoci: siamo noi, e veniamo con nostra figlia a riprendere il cappellino. Perchè la speranza è capacità di sognare.