Maria Patruno Celestini all'epoca dell'adozione e oggi.

“Aiutatemi a trovare la mia mamma biologica”. L’appello arriva da Maria Patruno Celestini, nata a Bari il 7 settembre del 1965 nella clinica privata Margherita, in via De Napoli, per poi essere abbandonata e affidata all’Istituto Provinciale per l’Infanzia di via Amendola. Una richiesta d’aiuto, quella della donna, che, dopo essere stata rivolta alla trasmissione Rai “Chi l’ha visto?” è giunta all’associazione Penelope, impegnata da anni ad affiancare e sostenere le famiglie delle persone scomparse. Accanto a Maria, in questa disperata ricerca, c’è anche l’avvocato Pasquale Pellegrini.

Registrata all’anagrafe con il cognome Celestini, probabilmente inventato, Maria fu adottata a 7 mesi dalla famiglia Patruno, che la portarono a casa con loro dall’istituto di via Amendola. Il papà adottivo, che lavorava alla Ferriera di Giovinazzo, e la mamma casalinga le hanno permesso di crescere con l’affetto di una famiglia unita. Questo non ha però evitato che in età adulta nella donna maturasse il desiderio di conoscere le proprie origini.

Una volontà complicata dalla legge 183 del 1984, quella con cui il legislatore ha regolato l’adozione e l’affidamento dei minori, che all’articolo 28, comma 7, non consente l’accesso a tali informazioni “se l’adottato non sia stato riconosciuto alla nascita dalla madre naturale e qualora anche uno solo dei genitori biologici abbia dichiarato di non voler essere nominato, o abbia manifestato il consenso all’adozione a condizione di rimanere anonimo”.

Matia, che vive a Molfetta e coltiva la sua passione per la fotografia e il teatro, non si è arresa e continua la sua ricerca: l’avvocato Pellegrini è già in possesso di alcune importanti notizie, ma ne attende ancora delle altre.