Il post del Bari su Facebook: il gol di Fedele è arrivato al "7esimo" minuto.

Dopo il post su Facebook prima scritto e poi cancellato dal social media manager del Bari in occasione del gol del pareggio di Fedele contro l’Avellino, arrivato secondo l’autore al “7esimo” minuto del secondo tempo, abbiamo deciso di dare un sostegno morale a lui e alla società biancorossa.

Abbiamo quindi inviato una lettera all’Accademia della Sgagliozza, sperando potesse dare la propria benedizione al social media manager, già abbattuto per aver nelle scorse settimane taggato lo @Stellone sbagliato nel post dell’esonero del tecnico romano e pubblicato uno spot indigesto per i tifosi dopo il beffardo pareggio contro lo Spezia.

Qui di seguito vi riportiamo la risposta inviataci dalla dottoressa Rosa Popizza, redattrice della nota accademia di studiosi della lingua italiana.

LA RISPOSTA DELL’ACCADEMIA DELLA SGAGLIOZZA –Caro social media manager del Bari,

la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano così come sono usate parole formate nello stesso modo.

Tu hai messo insieme sette + esimo > settesimo = il numero sette di una serie.

Allo stesso modo in italiano ci sono:

dodici + esimo > dodicesimo = il numero dodici di una serie

venti + esimo > ventesimo = il numero venti di una serie.

La tua parola è bella e chiara, ma sai come fa una parola a entrare nel vocabolario? Una parola nuova non entra nel vocabolario quando qualcuno la inventa, anche se è una parola bella e utile. Perché entri in un vocabolario, infatti, bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e che tante persone la capiscano. Se riuscirai a diffondere la tua parola fra tante persone e tante persone in Italia cominceranno a dire e a scrivere “È la settesima volta che te lo dico” o, come suggerisci tu, “Fedele pareggia i conti al settesimo minuto del secondo tempo”, ecco, allora settesimo sarà diventata una parola dell’italiano, perché gli italiani la conoscono e la usano. A quel punto chi compila i dizionari inserirà la nuova parola fra le altre e ne spiegherà il significato.

È così che funziona: non sono gli studiosi, quelli che fanno i vocabolari, a decidere quali parole nuove sono belle o brutte, utili o inutili. Quando una parola nuova è sulla bocca di tutti (o di tanti), allora lo studioso capisce che quella parola è diventata una parola come le altre e la mette nel vocabolario.

Spero che questa risposta ti sia stata utile e ti suggerisco ancora una cosa: un bel libro, intitolato Drilla e scritto da Andrew Clemens. Leggilo, magari insieme ai tuoi compagni e alla maestra: racconta proprio una storia come la tua, la storia di una persona che inventa una parola e cerca di farla entrare nel vocabolario.

Grazie per averci scritto.

Un caro saluto a te, ai tuoi colleghi e alla tua società”.

Rosa Popizza

Redazione della Consulenza Linguistica

Accademia della Sgagliozza