Mentre ancora si discute sul nuovo regolamento per la Cultura della Città di Bari, i Cobas della Cultura dell’Area Metropolitana sottolineano quanto, prima ancora della pubblicazione del documento, esistano delle criticità sottostanti.

Mimmo Mongelli, regista, operatore culturale ed esponente della Confederazione dei Comitati di Base sottolinea che i nei fondamentali del regolamento sono due. In primis il fatto che ruoti attorno alla “Azienda Cultura”. A Bari le aziende culturali sono limitatissime. Fatta eccezione per il Teatro Pubblico Pugliese o l’Apulia Film Commission e pochissime altre realtà, la strarqande maggioranza di operatori culturali si muovono attorno alle autoproduzioni.

In secondo luogo c’è la rappresentatività del panorama artistico barese in sede di stesura del regolamento. Spiega mongelli che, per il documento, i rappresentanti di 30 realtà culturali stanno parlando per 680 strutture iscritte all’albo delle attività culturali dell’assessorato e per migliaia di artisti e operatori di Bari. L’ago della bilancia pende considerevolmente dalla parte di quelle poche realtà che hanno rapporti continuativi col Comune.

Mongelli minaccia lotta, in seguito all’approvazione del regolamento, che ormai sembra quanto mai definitivo. Certo, spiega il regista, se fossero state fatte consultazioni serie, ascoltando in maniera oculata gli operatori culturali, invece di poche realtà compiacenti, l’esito sarebbe stato differente.