Addio bollente Guglielmo, dallo spirito buono. In questo momento il mio pensiero va soprattutto a quanti con la bocca esprimono cordoglio per la tua scomparsa, mentre con le mani demoliscono pezzo dopo pezzo quanto hai tentato di fare, in mezzo a tante strumentalizzazioni, per questa incoerente regione.

Esprimo a chi ti ha amato davvero la mia personale vicinanza e quella del giornale. Non scorderò mai quel messaggio: “Antonio ho appena fatto la chemio, sono a pezzi ma la facciamo l’intervista davanti al Policlinico, perché il cancro vuole togliermi quello che ho di più caro: il contatto con la gente”. Fu una grande lezione, perché eri provato davvero, ma non volevi darla vinta alla malattia.

Hai lottato tanto, anche per difendere la tua idea di come le istituzioni avrebbero dovuto aiutare a sostenere i progetti di chi provava a costruirsi da solo il suo futuro, da giovane con la convinzione che per farcela l’unica strada fosse quella della fuga altrove. L’idea era perfettibile, come quella di chiunque altro, ma nasceva dalla buona fede, dalla voglia di fare, e per questo avrebbe meritato più rispetto.

Tant’è. Il tuo segno resta. I tuoi bollenti spiriti hanno avuto il merito di stimolare un’intera regione, indipendentemente da come è andata a finire. Molte scelte, spesso incomprensibili al sistema, ti sono costate care, ma hai guardato sempre tutti a testa alta. Sei stato un uomo e un politico, non solo un uomo politico. Perché la politica non è solo un mestiere. Ciò che ti si rimprovera, compreso l’essere stato interista, è residuale rispetto ai tuoi meriti. Addio Guglielmo, anche i “nemici” non possono non concederti l’onore delle armi.