Ci siamo interessati al suo caso, dopo aver visto una foto di suo figlio, di appena un anno, in un letto di ospedale, collegato a tubi e tubicini.

Marina, questo è un nome di fantasia, disoccupata, vive sola con i suoi quattro bambini in un appartamento di poco meno di 25 metri quadri, al quinto piano di una palazzina nel quartiere Libertà. Senza ascensore, senza acqua corrente, senza riscaldamento ma con una forte umidità che ha sviluppato muffe sui muri dell’abitazione. Il più piccolo dei sui figli, appena un anno, entra ed esce dall’ospedale per una bronchite asmatica che ha contratto proprio a causa dell’umidità della casa, e anche gli altri tre figli soffrono di patologie all’apparato respiratorio.

Lei stessa ha dovuto subire un intervento per un ernia ombelicale, sviluppatasi per lo sforzo continuo di salire a piedi per cinque piani con carichi pesanti come le buste della spesa.

Insalubre e piccola e scomoda come casa, ma sarebbe pur sempre un tetto sulla testa, se non fosse che i proprietari hanno ingiunto alla donna di liberare immediatamente l’immobile. Negli anni più volte Marina si è rivolta alle istituzioni, tra Comune di Bari, IACP e assistenti sociali, nel tentativo di ottenere un alloggio popolare o una sistemazione alternativa, anche fuori Bari.

Nel 2008 Marina viene inserita nelle liste per un alloggio popolare e, con 13 punti in graduatoria, risulterebbe idonea all’assegnazione, ma la casa non l’ha mai ottenuta. Rivoltasi al vicesindaco Brandi, in qualità di assessore al Patrimonio e Edilizia Popolare, le viene risposto che ormai tutte le procedure per quelle assegnazioni sono chiuse, l’unico aiuto possibile è l’inserimento nel bando per l’emergenza abitativa. Da allora, Marina aspetta.

L’appello di Marina alle istituzioni è quello di non abbandonarla in una casa che sta lentamente ma progressivamente facendo ammalare lei e i suoi figli. Noi le abbiamo dato voce e daremo, a chi tra le autorità volesse intervenire, il vero nome della donna e tutti i dati necessari.