Non potendo risolvere il problema della regolamentazione del trasporto dei dializzati, la Asl di Bari ha deciso di liberalizzare il mercato. Al diavolo albi regionali e regole da rispettare. È scattato il far west. Dall’eccesso dei rigorosi paletti a quello contrario delle autocertificazioni senza freni. Non importa avere un mezzo speciale, con personale mediamente preparato per trasportare il paziente dializzato da casa al centro specializzato o in ospedale. Ogni mezzo è lecito, purché abbia quattro ruote.

Per trasportare il dializzato, a meno che non abbia necessità di un’ambulanza o, per esempio, di un mezzo con pedana perché affetto da altre patologie, da marzo scorso basta un’auto qualunque, anche la propria, quella di un vicino di casa, un taxi o un “noleggio con conducente”. Il rimborso? Facile, facilissimo. Si ottiene con un’autocertificazione del paziente (al quale è destinato il rimborso), obbligato a mettere nero su bianco la sua volontà di sollevare la Asl di Bari da qualsiasi responsabilità derivante dall’uso del citato automezzo.

Il protocollo operativo per il rimborso delle spese di trasporto dei cittadini in trattamento dialitico è uno scaricabarile come pochi altri, seppure siamo abituati a vederne e raccontarne a iosa di casi illogici. Non solo la Asl non si addossa alcuna responsabilità nel caso in cui durante il viaggio il dializzato abbia un qualsiasi malore o vada a schiantarsi da qualche parte (speriamo non mentre è a bordo di un’auto non assicurata), ma si espone oltremodo da un punto di vista economico, anche a possibili truffe.

Sì, perché vale tutto. Per il rimborso vale il bigletto dell’autobus, la ricevuta di un taxi o del noleggio con conducente, oltre che la dichiarazione di un accompagnatore privato. Il paziente dichiara di aver fatto la dialisi e chiede alla Asl di rimborsare chi lo ha trasportato, che a sua volta deve compilare un’autocertificazione, scrivendo i dati essenziali, con annessa targa e tipo del mezzo. Praticamente si può scrivere una supercazzola qualunque. Nel modulo non va inserito il trasporto per ogni singola seduta di dialisi, ma la somma dei trattamenti mensili, senza ulteriori documenti, se non lo stretto necessario: copia di un documento di riconoscimento, certificazione sanitaria rilasciata dal dirigente della Divisione di Nefrologia e Dialisi e il certificato sanitario che attesta la necessità dell’accompagnamento.

Ma c’è di più. Con il passare dei giorni, e in attesa di capire l’evolversi della faccenda, che ovviamente penalizza soprattutto associazioni e cooperative operanti nel settore, alle prese da anni con un’epocale battaglia per il riconoscimento di diritti e tariffe adeguate (che sono arrivate l’anno scorso e sono ancora valide), al protocollo operativo si aggiungono man mano alcune novità sensazionali. L’ultima è il mancato rimborso – prendendo come riferimento google maps – dei percorsi inferiori ai due chilometri di distanza tra l’abitazione del dializzato e il centro dialisi. Non prevedendo eccezioni nel caso di deviazioni, lavori o chissà che altro.

E quanti volete che siano i pazienti che sono domiciliati a meno di due chilometri dal centro dialisi? Più di quanti immaginiate. Decine e decine di persone, spesso con altre patologie e quindi impossibilitate ad andare in altro modo se non accompagnati da qualcuno. Associazioni e cooperative non se la sono sentite di lasciare i pazienti senza assistenza, ma aspettano di conoscere il destino in merito a questo particolare aspetto dei due chilometri. Non tutti i pazienti hanno parenti e amici da mettere in Croce. Nel plotone di questa particolare categoria di dializzati, ci sono cardiopatici, persone costrette su una sedia a rotelle o affette da altre importanti patologie, che insieme alla dialisi diventano una miscela pericolosissima. La pulizia del sangue, tre volte a settimana, non è una passeggiata, soprattutto se le condizioni generali di salute non sono buone. In un paese della provincia di Bari, poi, c’è persino un dializzato al quale sono stati amputati entrambi i piedi. Dovrà provvedere privatamente anche lui, sempre riesca a trovare un’anima buona che lo prenda a cuore.