Da un lato la lotta all’assenteismo, con la caccia ai furbetti dal cartellino facile, dall’altro la Croce Rossa. E i comitati baresi e regionali della Puglia non fanno differenza. Dipendenti con i nervi tesi, alla ricerca di qualcosa da fare per evitare di starsene a ciondolare tutto il giorno, pagati coi soldi di tutti, con il rischio di cadere in una depressione più profonda di quella in cui è caduta purtroppo la Croce Rossa.

Una situazione deplorevole se si tiene conto di chi non arriva a fine mese e lavorerebbe dalla mattina alla sera. La goccia che ha fatto traboccare il water – sì, il water, non il vaso – è stato il mancato rinnovo del contratto per la pulizia degli uffici della Croce Rossa in piazza Mercantile, a Bari, proprio accanto alla sede della Guardia di Finanza. Nonostante comunicazioni e colloqui, il vecchio contratto scaduto ieri non è stato rinnovato e stamattina i dipendenti, alcuni dei quali con gravi problemi di salute si sono trovati in mezzo alla merda (nel senso letterale).

Il direttore dell’ente strumentale, Francesco Palumbo e il neo presidente del Comitato regionale, Ilaria Decimo, non hanno tenuto conto delle continue sollecitazioni. Del resto, la leccese Decimo non si vede molto a Bari. Ad oggi non avrebbe neppure incontrato volontari e dipendenti dopo la sua incoronazione. La situazione amministrativa è complessa, perché il disastroso decreto 178 del 2012, quello della privatizzazione dell’entre, istituisce associazioni di promozione sociale, assegna in comodato le strutture, ma lascia l’ente strumentale pubblico, senza precisare chi è tenuto a gestire costi e manutenzioni.

Insomma, un caos senza precedenti. Uno scarica barile a danno del comitato provinciale di Bari, nonostante nel bilancio a disposizione di Ilaria Decimo, pare ci siano ben 15mila euro dedicati proprio alle spese di pulizia. Il rischio igienico sanitario è alto e la sede barese rischia di dover chiudere, soprattutto se dovessero intervenire i Carabinieri del Nas, gli stessi che andarono a chiedere spiegazioni nella sede del vecchio autoparco.

Su tre bagni, uno per ogni piano, infatti, l’unico funzionante è al piano terra; quello al primo è guasto da due mesi, ma non si sa chi deve pagare la riparazione; l’altro al secondo piano è utilizzabile in parte. La presidente del comitato provinciale mette a disposizione il bagno della presidenza, ma non è sufficiente. Ma la cosa più lercia delle latrine lasciate sporche è l’inoperosità dei dipendenti, che stamattina hanno avuto un faccia a faccia con il direttore dell’ente strumentale regionale Palumbo.

Da Roma, come se non bastasse, hanno comunicato che staccheranno anche le utenze telefonoche. Ai dipendenti pagati coi soldi pubblici – nel caso qualcuno non lo avesse capito – se non si trova subito qualcosa da fargli fare, non resta che ciondolare e deprimersi. In questo caso, però, oltre ai Nas dovrebbe intervenire la Corte di Conti, per chiedere il risarcimento dei danni erariali ai responsabili di questa assurda situzione.

Insomma, se all’epoca si è fatto pagare i danni ai 23 dipendenti sgamati ad assentarsi durante le ore di lavoro, adesso bisognerebbe accanirsi contro chi ha voluto questo obbrobrio. La legge, così è scritto purtroppo solo nelle aule dei Tribunali, è uguale per tutti. Il condizionale, però, è d’obbligo. Le alternative ci sarebbero, potendo dislocare a costo zero i dipendenti della Croce Rossa in altri enti pubblici. Per esempio, quelli con competenze specifiche, potrebbero dare una mano al disastrato 118, oppure potrebbero essere messi a presidio delle spiagge baresi, potrebbero anche dare assistenza ai disabili. A costo zero – ribadiamo – per gli entri che eventualmente se ne facessero carico. Qualcosa da fargli fare c’è di sicuro. Tutto è meglio dell’ozio pagato coi soldi di tutti.