Andatelo a spiegare ai malati che sono su una barella perché sono stati ridotti i posti letto. All’ospedale Di Venere, fiore all’occhiello della Sanità barese, il sovraffollamento è ormai una realtà consolidata. Da 40, i posti letto nel reparto di chirurgia generale sono stati drasticamente ridotti a 16. Sono stati ridotti i posti letto, ma non i degenti.

Le immagini in galleria, sono state scattate in questi giorni proprio nel reparto di chirurgia generale. Nei corridoi, nelle stanze, ovunque ci sia un buco libero, c’è una barella con un paziente. Sono 24 i pazienti in un reparto che dovrebbe contenerne solo 16. Otto pazienti in più rispetto al normale, ovvero il 33% di esuberi in barella, rispetto al 10% consentito dalla legge.

Un paziente in esubero non significa semplicemente che resta su una barella nel corridoio, beché già di per sé questa sola circostanza sarebbe grave, ma che è in un posto letto senza le apparecchiature corredate: ossigeno, aspiratore, campanello e quant’altro.

A lamentare tutto questo, non sono tanto i parenti dei degenti che, a parte qualche sparuto commento indignato o qualche sporadica alzata di voce, tutto sommato si fanno andar bene la situazione per il tempo limitato per cui il loro caro resterà in reparto, facendo spallucce ad ogni invito del personale di corsia a rivolgere le proprie lamentele alla Direzione Generale. La situazione pesa soprattutto su medici e infermieri.

Ovviamente, a una riduzione sulla carta dei posti letto, corrisponde una riduzione del personale di reparto, solo che di fatto i degenti non diminuiscono, ma gli infermieri sì. Il risultato è che il personale, previsto per soli 16 pazienti, è costretto a massacrarsi tra le 24 degenze presenti in reparto.

La vicenda degli esuberi al Di Venere è arcinota, l’abbiamo documentata in diversi articoli. Partendo dallo sfogo della dottoressa Albani, medico legale presso la struttura, lo abbiamo già verificato all’interno del reparto di chirurgia generale, nell’episodio del 22 gennaio scorso, come in quello di neurologia, dove mostrammo otto persone ammassate in una stanza che ne poteva contenere solo quattro. Ma l’andazzo continua. La Direzione Sanitaria nicchia e non si conclude niente. Roba da ospedali di guerra.