“Ho sempre lavorato, sono una persona per bene e i miei colleghi lo possono confermare”. Francesco Patrimia è stato protagonista delle cronache cittadine, ritenuto un fannullone dell’Amtab di Bari, che lo ha per questo licenziato. Ai nostri microfoni sostiene che le prove consegnate all’azienda dall’investigatore privato messogli alle calcagna per “spiarlo”, sono tate ritoccate.

Patrimia è andato a processo, ma il giudice lo ha assolto. E, nonostante questo, pare che al momento passi un altro messaggio: ossia che Patrimia sia solo un graziato. Lui non ci sta, ha voluto dire la sua e per questo ci limitiamo esclusivamente a riportare le sue dichiarazioni, senza alcun tipo di schieramento.

“Dopo aver timbrato – specifica il verificatore dell’Amtab – usciamo in gruppo per andare sugli autobus con la supervisione di un capo che controlla. Questo investigatore privato dice di avermi fotografato a fare altro dopo aver timbrato. Ma hanno cambiato gli orari e le date. E non esiste una relazione scritta in cui si dice che, durante l’orario di lavoro, andassi altrove”.

Dichiarazioni molto gravi quelle di Patrimia, che continua. “Nonostante tutto sono stato licenziato. Evidentemente creavo fastidio all’azienda. Farò di tutto per riavere il mio posto di lavoro. L’esperienza che sto vivendo è terribile: mi mancano cinque anni alla pensione e mia moglie è malata di cancro. Io non ci sto più con la testa, sono diabetico e ora voglio sapere chi mi pagherà questi danni e capire con quale criterio mi hanno licenziato”.