Vittorio Pesce Delfino, anatomo patologo di fama internazionale, docente della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Bari, scienziato che sin dai primissimi esordi delle nuove tecnologie digitali si era confrontato con successo con le grandi possibilità fornite dall’Informatica, dalla telematica e dal digitale, si è spento questa mattina a Bari. Era nato nel 1941.

Aveva studiato lungamente all’estero, in Polonia presso i dipartimenti di Patologia di Varsavia e Poznan, in Inghilterra presso il British Museum-Natural History di Londra, a Praga presso il dipartimento di Biologia Evoluzionistica e in Francia al Musee de l’Homme del College de France e si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Bari con una tesi cui fu assegnato il Premio Lepetit. Dopo la laurea, l’abilitazione all’esercizio della professione medica e la specializzazione in Anatomia e Istologia Patologica, ha svolto attività parallele nella carriera ospedaliera e universitaria superando tutti i concorsi nazionali ottenendo sia il titolo di Primario ospedaliero di Anatomia Patologica sia quello di Professore ordinario di Antropologia.

Ha sempre svolto attività di ricerca, teorica e applicativa, in Morfologia, normale, patologica e dello sviluppo, con particolare interesse alla definizione di metodi quantitativi.

Ha scritto i oltre 240 pubblicazioni scientifiche, di articoli divulgativi e di politica della ricerca e di alcuni libri (tra i suoi editori: Laterza e Piccin in Italia, Springer,  Fischer e Birkhauser in Germania, Karger in Svizzera, Elsevier in Olanda, Wiley & Sons e Raven Press negli Stati Uniti, Gordon e Cambridge University Press in Inghilterra).

Ha coordinato il gruppo di ricerca che ha ideato, progettato e realizzato, nelle sue componenti software e hardware, il sistema logico-matematico internazionalmente noto con la sigla S.A.M. (Shape Analytical Morphometry) e la relativa work-station per lo studio delle forme irregolari in applicazioni di diagnostica medica per immagini, monitoraggio territoriale e urbanistico, controlli industriali, restauro di opere artistiche, ortognatodonzia, ortopedia, medicina forense.

Ha fatto parte del team internazionale che ha effettuato l’aggiornamento scientifico sul cranio neandertaliano “Circeo 1” in occasione del cinquantenario della scoperta. Ha effettuato la definizione tipologica e la collocazione filetica del ritrovamento paleoantropologico di Altamura, tornato improvvisamente in auge, proprio in questi giorni.

Era il Presidente della Società Consortile DIGAMMA (Anagrafe Nazionale Ricerche 56484XXE) ( www.consorziodigamma.com ), organismo senza fini di lucro, a partecipazione mista pubblica e privata di aziende meridionali e Università, che effettua attività di ricerca, sviluppo e servizi nel settore delle tecnologie avanzate per analisi e trattamento di immagini ad altissima velocità (anche con resa tridimensionale “living”) nel visibile e nell’infrarosso vicino e termico e di sistemi telematici e di telecomunicazione a larga banda per trasmissione di immagini e di dati per comunicazione a distanza di sistemi multimediali, di immagini tridimensionali reali e di sistemi per web-tv.

Ha dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’inautenticità della Sindone come reperto risalente all’epoca di Cristo, dandogli la definizione di falso medievale, quando pochissimi scienziati erano disposti a fare la stessa affermazione.

Era stato perito per la Procura al processo per l’omicidio di Palmina Martinelli, durante il quale aveva dimostrato che la ragazza non poteva in alcun modo essersi suicidata dandosi fuoco.

Mancherà moltissimo alla sua città, alla sua Università e alla comunità scientifica internazionale. Amici ed estimatori potranno salutarlo giovedì 28 aprile presso la Sala Commiato del Cimitero di Bari, a partire dalle 15. Lascia perplessi il silenzio dell’Università di Bari che non ha offerto la Camera Ardente. La salma è attualmente e molto sobriamente esposta presso l’abitazione, in via Bitritto 111, a Bari.

IL CORDOGLIO DEL SINDACO – “La terra di Bari piange oggi uno dei suoi concittadini più illustri. La scomparsa di Vittorio Pesce Delfino lascia un grande vuoto, difficile da colmare, non solo nelle nostre comunità ma nel mondo accademico e scientifico internazionale. A lui si devono studi, ricerche, pubblicazioni e scoperte di raro valore, in particolare gli approfondimenti antropologici sull’uomo di Altamura, che a tutt’oggi è un elemento di straordinaria attualità scientifica e rappresenta un patrimonio di grande importanza per il nostro territorio. Vittorio Pesce Delfino lascia a noi tutti un testamento dal contenuto inestimabile che, auspico, possa essere monito per tanti uomini e donne di scienza. Alla sua famiglia e ai suoi cari giungano il mio personale cordoglio e quello dell’intera città di Bari”.