I dati del rapporto Eurocare 5 parlano chiaro: le percentuali di sopravvivenza al tumore sono più elevate nei paesi che investono di più in Sanità. L’Italia, invece, è agli ultimi posti con le regioni del Sud penalizzate rispetto al Nord. L’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Bari e Napoli hanno così lanciato una campagna di promozione dello screening shockante.

«Abbiamo scelto un’immagine e uno slogan forti perché vogliamo segnalare l’emergenza – ha detto Filippo Anelli, Presidente dell’OMCeO di Bari – Il Piano di rientro prima, la nuova legge di stabilità ora stanno comprimendo costantemente le risorse investite in Sanità e penalizzando soprattutto regioni del sud come la Puglia. Esiste una correlazione diretta tra povertà e malattia. Tutte le statistiche lo dicono».

«Se continuiamo a effettuare tagli al sistema sanitario nazionale – ha proseguito Anelli – non solo avremo una Sanità in cui chi può pagare si può curare e chi non se lo può permettere rinuncerà alle cure, ma potremo fare meno prevenzione e avremo nel complesso una popolazione con un’incidenza maggiore di malattie. Come Ordine  – ha concluso – chiediamo che sia applicato l’art. 3 della Costituzione italiana, secondo cui è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano l’eguaglianza dei cittadini».

I dati di Eurocare 5 dimostrano che la sopravvivenza per tumore è più elevata nei paesi del Nord Europa (59.6%) e Centro Europa (58%), intermedia nel Sud Europa (54.3%) e in Irlanda e UK (50%), e ai livelli più bassi nell’Est Europa (45%). La sopravvivenza è correlata con la spesa sanitaria nazionale totale e i maggiori incrementi di sopravvivenza si sono registrati nei paesi dove la spesa è aumentata maggiormente. Ne deriva che le probabilità di sopravvivenza per un abitante del Nord Europa colpito da tumore sono più alte di un italiano affetto dalla stessa patologia.

L’Italia spende 3.027$ a cittadino, molto meno dei Paesi quali Austria (4.593$), Francia (4.121$) e Germania (4.650$). Dal 2009 al 2012 la spesa sanitaria pro-capite in Italia è scesa dell’1,1% (Dati Ministero del Lavoro). In rapporto al PIL spendiamo in Sanità meno della Grecia. A peggiorare ulteriormente le cose esiste una disparità territoriale nella distribuzione delle risorse investite in Sanità. La spesa sanitaria in Puglia nel 2014 è stata di 7,1 miliardi di euro, mentre a parità di popolazione una regione come l’Emilia Romagna ne ha spesi 8,7 miliardi (Dati Agenas).

Nel corso del Piano di Rientro 2011-2013 il blocco del turn over in Puglia ha determinato un impoverimento di risorse pari al 6% del personale del SSN (circa 3500 unità). Con conseguenze che erano evidenti già nel 2012: la Puglia aveva 89,6 unità di personale sanitario ogni 10mila abitanti contro i 133,5 dell’Emilia Romagna e i 135,4 della Toscana (dati Istat 2012). Se guardiamo solo a medici e odontoiatri, ogni 10mila abitanti nel 2012 erano 19,6 in Emilia Romagna e 22,1 in Toscana contro i 15,4 della Puglia.

L’equità territoriale non è riscontrabile nemmeno se si guardano i numeri dei posti letto. I posti letto per assistenza residenziale ogni 10mila abitanti erano 16,8 in Puglia, contro i 39,9 della Toscana e i 47,9 dell’Emilia Romagna. Infine, benché elevato in termini assoluti, il costo per abitante del personale in Puglia è tra i più bassi d’Italia, dopo Lazio e Campania. Una diseguaglianza territoriale nell’accesso al diritto alla salute certificata dalla Corte dei Conti: “La fruibilità del diritto alla salute da parte dei cittadini non sembra uniforme sul territorio nazionale” (Relazione 2014, Corte dei Conti sugli andamenti della finanza territoriale).

Di fronte a questi dati, gli Ordini dei medici di Bari e Napoli hanno deciso di promuovere una campagna di comunicazione rivolta all’opinione pubblica per denunciare una situazione che mette in pericolo la tutela della salute dei cittadini italiani e di coloro che abitano nelle regioni meridionali in particolare. Esiste una nuova “questione meridionale”, in Sanità, legata ad una iniqua distribuzione delle risorse sul territorio che penalizza maggiormente le regioni del sud.