La lettera che Antonella Buompastore, legale e socia della società ex proprietaria del Kursaal Santalucia, ha indirizzato a Silvio Maselli circa il presunto fallimento della Fabris non ha lasciato indifferente l’assessore alle Culture e al Turismo del Comune di Bari. A dirla tutta, non ha lasciato indifferente nessuno e la discussione è andata avanti senza soluzione di continuità sulle pagine di Facebook. Prima della risposta di Maselli, sull’argomento è intervenuto Roberto Ottaviano, maestro sassofonista e figura storica della cultura barese.

“Di questa e altre vicende c’è un elemento generale da cui i cittadini attenti possono trarre sempre maggiore consapevolezza – scrive Ottaviano -. Non è nuovo ma, semmai ce ne fosse il bisogno, ribadisce un concetto: la distanza enorme che viene stabilita tra i nostri amministratori e ciò che dovrebbero amministrare. È una distanza in termini di conoscenza, di reale apprezzamento, di studio sulla valorizzazione, di valutazione antropologica e sociale di quanto questi beni siano integrati nell’humus identitario della comunità. L’unica vicinanza è quella ricercata in termini di interesse diretto ed immediato per l’immagine, il ruolo e la ricaduta a domino sulle strategie di potere. Ed è un mettere le mani nella pasta senza preoccuparsi di stravolgere e violentare oggetti, soggetti e contesti. Come Panzer che, non paghi di ridurre tutto in macerie, ci passano sopra, magari destinandole a fasce elettorali dirette ed indirette”.

Dopo mezza giornata di evidente riflessione, arriva l’attesa risposta dell’assessore Maselli. “Appare fin troppo ovvio che se un bene è sottoposto a procedura esecutiva immobiliare, la causa è la mancanza di provvista di denaro per far fronte ai debiti contratti che hanno causato l’esecuzione immobiliare a carico dei proprietari stessi. Pensare da parte di un privato, di riuscire a risolvere i propri problemi economici, solo con l’ausilio di un finanziamento pubblico per far fronte ai propri debiti, cozza con la stessa idea di “imprenditore”. Non mi pare che mi si attribuisca il fallimento della società Fabris, né mi pare mi si possano attribuire scelte politiche fatte o non fatte da precedenti amministratori. Tantomeno le scelte di un Giudice delle Esecuzioni Immobiliari. In buon sostanza non si riesce a intendere di che cosa mi si accusi e cosa io c’entri in tutto questo, visto peraltro che il Kursaal – al netto del contenzioso in via di definizione – è della Regione Puglia, non del Comune di Bari di cui sono l’assessore pro tempore alle culture. Si evidenzia tuttavia, ancora una volta, che è più facile sostenere il famoso detto piove governo ladro”.

Maselli però pare particolarmente toccato anche dall’amara considerazione firmata Ottaviano. E levando gli scudi su di sé, sciorina fiero il proprio personale curriculum vitae ribadendo una promessa già fatta in passato e ormai ben annodata al nostro fazzoletto. “In ultimo, una nota affettuosa per Roberto Ottaviano: mi occupo da vent’anni di produzione e diffusione culturale. Ho aperto, avviato, gestito e rilanciato luoghi e istituzioni importanti a Bari come a Roma: egli stesso ebbe modo di suonare presso Anarres, due decenni fa, subito dopo la sua riapertura che mi vide in primissima linea tra i promotori e i facitori dell’impresa. Da allora non ho più smesso, credo con una qualche generosità del tratto e discreti risultati, di restituire alla città la sua dignità culturale. Dalla Officina degli Esordi (che è lì perché Antonella Bisceglia ed io insistemmo moltissimo, al tempo, affinché anche Bari avesse il suo Laboratorio Urbano di Bollenti spiriti), al Cineporto dell’Apulia Film Commission – eccellenza gestionale che non ha avuto eguali in Italia come riconosciuto da tutti (ovviamente fuori da Bari, ca va sans dire…) – passando per l’Apulia Film House o il nuovo Museo Civico. Non sono un politico, non cerco voti o facile consenso. Finita l’esperienza con la Giunta Decaro, tornerò di buon ordine alle mie attività audiovisive, nel privato. Non ne vedo l’ora, vista l’acredine e a tratti l’odio che un pezzo della città prova per chi costruisce, invece di distruggere. Con questo mio post termino, per sempre, di occuparmi di questo argomento su Facebook. Mi spiace, sinceramente, se ho offeso i Buompastore o chiunque altro si sia sentito ferito da mie parole e pensieri. Auguri a tutti di Buona Pasqua, che porti serenità nei cuori e lungimiranza a tutti e tutte”.

Alla risposta dell’assessore, segue un’altra botta di Ottaviano. “Hai ragione Maselli – scrive il maestro -, in questo momento l’acredine non ci porterà da nessuna parte. Tuttavia un piccolo bilancio “reale” privo di propaganda vale la pena farlo. E te lo dice uno che, suo malgrado (sognavo di fare solo il musicista da grande…), sono 40 anni quasi che è attivo culturalmente in questa città. Ricordo Anarres e ricordo almeno una quindicina d’anni prima e non mi sono mai sognato di candidarmi ad amministrare alcunché, perché ritengo che ognuno debba fare il proprio mestiere e aimè, un altro bilancio da tirare di questi ultimi anni riguarda sempre più spesso il fatto che politici ed amministratori, direttamente o attraverso i loro faccendieri, abbiano voluto vestire i panni (o prolungarli in alcuni casi), del Direttore Artistico di turno. Ecco che questa invasione di campo e competenze ha generato uno scempio. Almeno secondo me. Dopo di che ricambio gli auguri e l’intenzione più di fare che di dire”.

“Sono semplicemente sconvolto”, commenta qualcuno dopo l’intervento di Maselli. “Pure io – incalza Antonella Buompastore, che aggiunge – l’ingenuità di Maselli mi intenerisce. Spero che non si occupi mai di bilancio e recupero crediti degli enti”. Le fa eco la sorella Cinzia. “Maselli c’ha tenuto a sciorinarci il suo curriculum di cui onestamente a noi poco ce ne frega. Alla fine un pubblicitario era, prima di salire agli onori della cronaca tramite le giuste conoscenze. Da pubblicitario ad assessore, che salto quantico…”. Per poi continuare “Maselli la invito ancora una volta ad informarsi sul motivo per il quale non abbiamo più potuto pagare l’unico istituto di credito con il quale avevamo un piccolo debito residuo – dice Cinzia Buompastore -. Non certo per mancanza di fondi. Ma capisco la sua insistenza nel voler farci apparire come dei delinquenti che non hanno pagato: deve pur giustificare l’appropriazione indebita da parte vostra (intendo la sinistra) del Kursaal. Si taccia una volta per tutte e faccia un favore all’umanità”. La storia continua, insomma, e gli animi sembrano essere tutto tranne che distesi.