foto di repertorio

L’episodio dell’anziano paziente colto da infarto, rimasto parcheggiato per un’ora al Pronto soccorso dell’ospedale della Murgia, ha fatto riesplodere la polemica sulla gestione bicefala del servizio barese di emergenza-urgenza. Concludiamo così – riservandoci di approfondire il tema – il nostro viaggio in quattro puntate nel mondo dell’emergenza-urgenza barese. Non c’è scritto da nessuna parte, ma il fatto che i due coordinatori non vadano d’amore e d’accordo è noto a tutti. Da un lato il cannibale Antonio Dibello, un accumulatore di incarichi, a capo del Coordinamento, oltre che del Pronto soccorso dell’ospedale della Murgia, già designato per la direzione del Pronto soccorso della Mater Dei; dall’altro Gaetano Di Pietro, alle dipendenze del Policlinico, con un contratto ballerino – rinnovato non molto tempo fa – e quindi sempre un po’ accorto nelle esternazioni, pur avendo molte cose da dire.

Bene, la doppia testa di un corpo malato, speriamo non in maniera incurabile, è probabilmente la madre di tutti i problemi. Caos nel caos, anche per la diversa dislocazione delle sedi. Iniziamo dalle comunicazioni tra le ambulanze impegnate nell’intervento di emergenza e la Centrale operativa. La comunicazione avviene in ogni caso attraverso un normale telefono cellulare, operatore Tim, con dei numeri brevi (81111, 82222, 84444 abilitati per i soli operatori). Un solo telefono cellulare. Quindi può capitare di trovarsi di fronte ad un’assenza di segnale Tim, ad una batteria scarica, ad un malfunzionamento, o addirittura, come successo nel passaggio del contratto da consumo a ricaricabile, di fronte ad un telefono che resta senza credito. In quei casi l’operatore è costretto a utilizzare il suo apparecchio personale.

In altre parti d’Italia vengono usate radio ricetrasmittenti a segnale digitale, con l’impiego di alcuni codici particolari. Sulla schermata compaiono numeri e lettere a significare la descrizione del problema, del luogo e quella del codice (rosso, giallo o verde). Quando l’ambulanza parte, sulla testiera della ricetrasmittente sono impostati alcuni stati: 1 (operativo per intervento), 2 (partenza), 3 (arrivo sul posto), 4 (caricato il paziente in ambulanza), 5 (arrivato in Pronto soccorso), 6 (libero dal Pronto soccorso), 7 (non operativo), 8 (rientro in postazione). Questo consente maggiore serenità da parte degli equipaggi, anche in considerazione dell’ansia da prestazione di alcuni medici di Centrale operativa che, per informasi sullo stato dell’intervento, chiamano in continuazione medici, infermieri e autisti dei mezzi, aumentando la tensione già palpabile.

A Bari, anche in virtù dell’eccessivo ricorso al 118 da parte dell’utenza (e anche da parte dello stesso personale del 118, ma di questo parleremo in un capitolo a parte), succede molto spesso che per entrare in contatto con la Centrale, l’operatore sia costretto a fare più tentativi, anche ai numeri brevi. Chiamate che si moltiplicano se pensate che l’equipaggio deve comunicare tutte le varie fasi del soccorso. Provate, poi, a moltiplicare per le decine di postazioni e potete immaginare quanto traffico telefonico inutile si possa generare.

Il sistema della ricetrasmittente, però, necessita di ponti ripetitori dislocati in più punti del territorio. Ponti che attualmente non ci sono, perché a detta di qualcuno l’installazione di queste apparecchiature rappresenterebbe una spesa eccessiva. Evidentemente maggiore di quanto in questi anni sia stato speso in bollette, per la gioia delle incredule compagnie telefoniche.

Uno degli elementi più controversi, di cui non c’è un solo operatore che non si sia lamentato almeno una decina di volte, è quello relativo al cosiddetto “sbarellamento”: il tempo che intercorre tra l’arrivo in Pronto soccorso con la barella dell’ambulanza e il triage da parte del personale ospedaliero, che prende in carico il paziente per liberare l’ambulanza. Normalmente questa operazione dovrebbe avvenire subito dopo aver espletato le operazioni di triage. Nel Barese, invece, senza eccezione, per lo sbarellamento del paziente trasportato dal 118 possono volerci anche alcune ore, specialmente quando si trasporta un paziente politraumatizzato, sistemato come da protocollo su una barella spinale.

Barella che viene riconsegnata al termine di tutti gli accertamenti. Ciò vuol dire che l’ambulanza resta inoperosa per quello stesso numero di ore. Secondo alcune teorie, per risolvere la questione potrebbe essere sufficiente uniformare il modello di barelle impiegate tanto a bordo delle ambulanze del 118 quanto all’interno degli ospedali. In questo modo potrebbero essere interscambiabili e il problema non si porrebbe.

Non poche polemiche, infine, generano i colori dei codici. Verde, giallo e rosso a seconda della gravità del paziente. Succede spesso che pazienti non gravi vengano trattati come fossero codici rossi, l’ultima volta nota un paio di giorni fa al Pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Bari. L’intervento ha scatenato le ire dei medici ospedalieri. Da un’ambulanza India (con infermiere) si chiede l’intervento del medico della Centrale per avere un’ambulanza Mike sul posto (con medico). Dalla Centrale, invece, si dispone che la donna afflitta da spasmi atroci a causa di un mal di pancia dovesse essere trasportata d’urgenza in ospedale, anziché sottoporla a una terapia sul posto, come sarebbe stato sufficiente fare.

I temi sono tanti e complessi. Il vero guaio, però, non sono i problemi, ma il fatto di avere la costante sensazione che non si abbia voglia di risolverli.