Circa 4mila agricoltori si sono dati appuntamento questa mattina davanti al Teatro Team di Bari per difendere un comparto italiano che rischierebbe di scomparire a causa di una crisi senza precedenti che comprende i crolli dei prezzi al di sotto dei costi di produzione in settori chiave del made in Italy.

I lavoratori del settore chiedono subito l’etichettatura di origine degli alimenti e denunciano “Chi attacca il Made in Italy attacca l’Italia”. Alla manifestazione ha partecipato anche il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, che nelle sue prime dichiarazioni ha attaccato un’Europa che, secondo lui, apre alle importazioni low cost che mettono in ginocchio i produttori di pomodoro, agrumi e olio italiano.

La mobilitazione denuncia anche  l’omissione della data di scadenza dell’olio di oliva per favorire lo smaltimento delle vecchie scorte a danno dei consumatori. Con l’invecchiamento, infatti, l’olio comincia a perdere progressivamente tutte quelle qualità organolettiche che lo caratterizzano e che sono alla base delle proprietà che lo rendono un alimento prezioso per la salute. Per questo, dicono da Coldiretti, sarebbe importante introdurre l’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’annata della raccolta mentre il disegno di legge europea 2015 rischia di modificare in peggio l’etichettatura degli oli di oliva, abrogando le norme che prevedono che “l’indicazione dell’origine delle miscele di oli di oliva deve essere stampata con diversa e più evidente rilevanza cromatica rispetto allo sfondo, alle altre indicazioni e alla denominazione di vendita”, con l’effetto di attenuare i livelli di tutela nella commercializzazione dell’olio di oliva.

“Si tratta di un danno per i consumatori ed i produttori in un Paese come l’Italia – che è il primo importatore mondiale di olio di oliva – che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici (magari ceduti all’estero) una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri -conclude Moncalvo -. Il recente via libera finale all’accordo, che comprende anche la quota aggiuntiva per l’importazione senza dazi nella Unione Europea di 35.000 tonnellate in più l’anno di olio d’oliva tunisino è una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori. A guadagnare sono solo le grandi multinazionali, che hanno già avuto dall’Unione Europea un regalo da 110 milioni di euro  grazie allo sconto di 1,24 euro a chilo, che è stato concesso con il nuovo contingente agevolato di 35 milioni di chili dalla Tunisia va ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero, già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi agevolati annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente pari a tutto l’import in Italia dal Paese africano”.