Sharif Lorenzini

È molto soddisfatto di come è andata. Un’intera giornata dedicata all’apertura della mente e del cuore, in un ambito non solo ecumenico, ma civile e profondamente etico.

Non sono momenti in cui le comunità islamiche italiane si aprono volentieri al confronto e all’incontro: ma a Bari è successo, grazie a Sharif Lorenzini, musulmano, italiano, Presidente dell Comunità Islamica di Italia (CIdI) e Portavoce ufficiale del Consiglio Islamico Supremo dei Musulmani in Italia (CISMI).

“Siamo al secondo posto come numero di credenti, subito dopo i cattolici, ma lo Stato Italiano ancora non ci riconosce” ci fa notare senza inasprire il tono di voce. Eppure sarebbe fondamentale, aggiungiamo noi durante questa chiacchierata che ci sembra riduttivo definire intervista, proprio per sottolineare quanto uno Stato laico sia l’unico in grado di garantire davvero e a tutti la libertà di culto.

“Comunque siamo soddisfatti” ribadisce Lorenzini che ha avuto il piacere di vedere anche un buon numero di bambini alla manifestazione, oltre all’attenzione delle autorità politiche e religiose italiane.
Gli chiediamo con molta serena chiarezza come mai il pubblico era separato, uomini da una parte e donne dall’altra. “Ci trovavamo in un luogo che ha uno status religioso” ci risponde senza esitare “che ha le sue regole e vanno rispettate”. Se fosse stato un luogo laico, insistiamo, come sarebbe andata? “Nessun problema di separazione – ci dice – abbiamo già fatto molte manifestazioni in luoghi che non hanno uno status sacro, e le persone si sono tranquillamente mescolate senza alcun problema”.

Sharif guida una comunità che, giorno per giorno, deve fare i conti con le emergenze, che sono anche culturali, di un’ondata migratoria incalzata anche e soprattutto dalle sciagurate scelte in politica estera dell’Occidente onnipotente e autoreferenziale. Non è semplice, non lo potrebbe essere nemmeno se non ci fossero i rumori di guerra all’orizzonte o le assurde scelte egoistiche della Comunità Europea, che sembra dimentica delle sue origini.

“La Misericordia può essere davvero la parola chiave” afferma sicuro “perchè la paura è indotta artatamente per distruggere la solidarietà fra i popoli e le culture”. Il riferimento al terrorismo e all’uso strumentale degli incubi peggiori per separare far loro gli esseri umani e renderli nemici a tutti i costi, è chiarissimo.
“Noi non abbiamo niente a che fare con l’Arabia Saudita” spiega per esempio a smentire una delle tante imprecisioni che circolano quando si parla di chi “finanzia” la costruzione di nuove moschee o la formazione del personale religioso da mandare in giro per il Mondo.

Quello che manca, in effetti, è una conoscenza approfondita del mondo musulmano, grande e variegato, e soprattutto “acefalo”, nel senso che non esiste un “Papa” islamico che rappresenti tutti e a cui tutti debbono obbedire.
“L’ultimo califfato è finito nel 1924” ricorda Sharif Lorenzini “e da allora non vi è stata più unità politica e religiosa per l’Islam. È un tema che ci appassiona e sul quale si parla e si discute tantissimo”. E certo le follie di certe improponibili farneticazioni di sedicenti califfati non hanno nulla a che fare con questa ricerca, aggiungiamo noi.
Il successo dell’Open Day appena concluso invita a progettarne sicuramente altri. E su questa speranza di nuovi incontri che aprano cuori e menti e abbattano tutti i muri, si conclude la nostra chiacchierata. Buon lavoro e buona vita a tutti gli uomini e le donne “che Dio ama” e che hanno la buona volontà di costruire e percorrere senza stancarsi nuovi ponti verso il futuro.