La situazione rischia di degenerare da un momento all’altro e la diatriba lessicale si fa sempre più arroventata. Ciò che succede nella “nuova” e non a norma postazione del 118 di Corato, ricavata all’interno di una ex obitorio, ha dell’incredibile. Seguiamo la vicenda da mesi, ma negli ultimi giorni la polemica tra l’associazione di volontariato Sercorato (a cui è affidata la postazione) e gli infermieri della Asl che in quella postazione prestano servizio è cresciuta a dismisura.

Sulle pagine di alcuni giornali locali, gli infermieri avrebbero fatto della facile ironia sulle condizioni della struttura denunciate da Fedele Tarantini, presidente della Sercorato. Solo una caccia ai fantasmi dei cadaveri che per quarant’anni sono stati manipolati e lavati in quella sede. Insomma, nessun problema reale a sentire gli infermieri, che minimizzano le pressanti e inascoltate denunce dei volontari.

La presa di posizione degli infermieri, che ai colleghi giornalisti hanno mostrato la propria sede lavorativa, ha mandato su tutte le furie Tarantini. Il presidente ha preso carta e penna e ha scritto una lunga lettera di nove pagine, che pubblichiamo integralmente nella galleria fotografica. Missiva che ci chiama direttamente in causa, come spauracchio per le mezze verità a suo dire raccontate dal personale sanitario. Come sempre il presidente della Sercorato non le manda a dire. Questa volta l’affondo è totale.

ESTRATTO DELLE LETTERA AL VELENO –“Ci fa specie leggere un simile articolo, a firma di specialisti del ramo sanitario, ma non nella vita che, aprioristicamente si schierano contro i colleghi di postazione, abiurando i propri diritti e le proprie rivendicazioni sindacali, oltre che la loro dignità professionale e non, azzerando decenni di lotta sindacale sulla sicurezza e salubrità dei luoghi di lavoro.

Non si sta contestando una sistemazione in un luogo infestato da spiriti – leggesi i cadaveri che ivi hanno sostato – ma si sta chiedendo una riqualificazione dei luoghi, non affidata ad acchiappa fantasmi o ad infermieri nulla facenti o in cerca di qualche guadagno extra, ma a professionisti in grado di rendere quel luogo idoneo. Cari infermieri e cari personaggi che si nascondono dietro commenti per soli deficienti, precisiamo che non si stanno facendo i capricci per paure di presenze empiriche, ma per certezze.

Sul luogo non vi è alcuna remora se non quella che in primis è un obitorio, concepito e utilizzato da più di quarant’anni, privo da sempre di ogni benché minimo rispetto delle ultime norme sanitarie, varate a seguito di importanti studi medico-scientifici. Cosa avete inteso fare mostrando parzialmente i locali in discorso? Vi è stata solo una imbellettatura di un luogo scientificamente insalubre, dove si è omesso di rimuovere la pavimentazione in cemento che ha bevuto sangue e altri liquidi provenienti dai cadaveri e le intonacature in pieno dispregio della legge.

Vi sono ancora in uso porte, finestre, zanzariere, tapparelle, maniglie, cremonesi, ferramenta e corde per tapparelle, altresì sono stati lasciati gli arredi igienici serviti negli anni per il lavaggio delle salme, delle mani dei necrofori, dei medici che hanno eseguito esami cadaverici ed illo tempore autopsie, oltre che per attingere e sversare l’acqua utilizzata per la sommaria pulizia del luogo-obitorio. Decenni di uso insalubre non possono essere cancellati con le chiacchiere degli infermieri, con un po’ di colore e l’impianto di un bagno nuovo (per gli infermieri). I volontari, invece, sono letteralmente segregati nella sede da una porta blindata senza maniglione antipanico. Nelle parti occupate dai nostri volontari non è stata cambiata neppure la porta a due ante (ne è stata pittata), d’accesso alla stanza degli operatori, che ben si può definire deposito.

I piani di sicurezza dove sono? Cosa può accadere se si sviluppa un incendio, un’esalazione o un qualsiasi altro possibile evento critico se non si dovesse riuscire ad aprire la porta blindata, dal momento che le finestre sono ad altezza non facilemente accessibile e non vi è uscita di sicurezza? Vogliamo anche considerare gli altri rischi derivanti da un corridoio di fuga strettissimo, dedicato all’uscita repentina dei soccorritori dietro chiamata, letteralmente intralciato da sedie e stigli? Perché questa veemenza inutile quando si sta agendo nell’interesse comune? O forse gli interessi defli infermieri erano diversi e ora si trovano allo scoperto?

Quella che viene definita una paura e semplice collaborazione, sovente, stante l’assenza degli infermieri, si trasforma in ruolo da protagonisti visto che i nostri tagazzi vengono chiamati a gestire da soli la postazione, la vogliamo chiamare collaborazione? Ognuno di questi signori che scrivono chiacchiere, ha la propria signora che lavorano nella Asl o in altri ambienti pubblici, quindi, in stanze decorose, con bagni e spogliatoi separati ed a norma messi nello stabile dell’ospedale o in posti che non sono obitori, mentre le nostre soccorritrici vengano buttate da questi infermieri, tra l’altro vi è anche un sindacalista anomalo tra loro, in ambienti a dir poco insalubri, sottoposte a trasportare pesi che i dipendenti della Asl non saranno mai obbligati a spostare.

Capisco che per farsi belli e per avere ore di straordinario presso le postazioni di Palo del Colle, Ruvo di Puglia e Palese, un dipendente debba stare zitto anche se questo fatto significa perdere la faccia. Così facendo hanno perso la faccia, hanno guadagnato lo straordinario e soprattutto hanno parlato loro, che non hanno mai avuto titoli, al posto di far parlare il direttore generale. Complimenti direttore, ottima mossa, lei starà sempre dietro le quinte a manovrare certi suoi dipendenti, non lo scrivente ed i suoi collaboratori.

Continui con il suo bel programma, faccia fare i lavori, solo allora, quando la camera mortuaria, voluta dall’infermiere-sindacalista sarà ultimata, diremo ‘grazie direttore ora che è tutto a norma’. Dia un’occhiata al battiscopa ed al pavimento, tra poco usciranno anche gli elefanti dalle fessure e per l’umidità che sta uscendo. Se lo ritiene giusto faccia cambiare così risparmieremo tempo e salute. Inoltre riferisca ai suoi tecnici che stanno scherzando col fuoco. Faccia rivedere il collegamento dell’alimentazione a 220 volt dell’ambulanza prima che qualche mio operatore si faccia male.

Due ultime cose voglio dire agli infermieri: coma mai nel video non fate vedere il letto della vostra stanza? Forse avete paura che il direttore vi tolga lo straordinario o avete paura dei commenti della gente? Come mai nel vostro bel video non fate vedere la stanza dei convenzionati? Forse perché non è ordinata, bella e comoda come la vostra o perché è anche spogliatoio e all’interno vi sono sette armadietti di metallo? Perché nel bagno non fate vedere che il rubinetto è sempre quello messo quarant’anni fa e perde acqua? Come mai il nostro bagno non ha la doccia ed è stretto da far piangere i morti? Perché tante cose non vanno nel nostro spazio mentre il vostro è così bello?

Anche le porte nuove che vi hanno messo sono belle. Peccato, le stavano mettendo alla nostra stanza, ma sono finite. Per noi sono finite tante cose, ma vi assicuro che non sono finite le nostre contestazioni. Come mai non abbiamo le chiavi della porta di ingresso, mentre a voi sono state consegnate quattro copie? Come mai dobbiamo rimanere fuori sotto le intemperie ad aspettare che rientri l’ambulanza dall’intervento? Non facciamo rientrare nelle contestazioni le minacce ed i maltrattamenti, pertanto non usate questo modo di fare nei confronti degli operatori e dell’associazione Sercorato. Se qualcuno è convinto diversamente si aspetti di essere denunciato o trattato con i modi dovuti. Considerato che volete fare i conti in tasca agli altri, perché non ci dite quanto prendete voi per svolgere lo stesso servizio tra stipendio, straordinario e tutte quelle voci che sapete mettere insieme?”

Ovviamente restiamo a disposizione degli infermieri che volessero ulteriormente replicare, ma ci piacerebbe raggiungere la postazione con una telecamera e riprendere quanto di vero c’è nelle loro affermazioni e quanto in quelle particolarmente pesanti del presidente della Sercorato, Fedele Tarantini.