Ci sono giorni in cui va peggio di altri. Provate a chiedere ai passeggeri oaganti che questa mattina sono saliti, ma soprattutto scesi, dagli autobus della linea 10. “Una vergogna senza precedenti – spiega una sessatenne mentre sventola il biglietto giornaliero da 2,20 euro – Vanno bene i controlli, persino i blitz contro chi non paga, ma noi altri dovremmo essere rispettati, non presi per i fondelli in questo modo”.

Dopo quaranta minuti di attesa alla fermata, in via Papa Pio XII, una donna ormai sfinita chiama il numero verde dell’Amtab. Dall’altro capo del telefono chiedono pazienza, perché una delle quattro vetture della linea 10 s’è scassata al capolinea. Qualche altro minuto d’attesa e i passeggeri possono finalmente salire a bordo della vettura 7021, che da Poggiofranco portava a Japigia. Tutto nella norma: rumori indicibili, sporcizia e trascuratezza.

Niente a che vedere, però, con ciò che di lì a poco sarebbe successo all’altezza della chiesa di San Marcello. L’autobus inizia a fumare e l’autista invita tutti a scendere immediatamente. La temperatura dell’acqua schizza sopra i cento gradi. Tutti giù per terra, aspettando la vettura sostitutiva, arrivata dopo una ventina di minuti. “La devo salutare – dice la passeggera pagante – sono salita sull’autobus e i rumori del catorcio non ci permetterebbero di parlare”. Finisce così, con un immane senso di rassegnazione. Ma non ditelo al direttore generale dell’Amtab, Francesco Lucibello, a sentire lui va tutto bene e andrà sempre meglio.